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XVIII.


Caro P.***

Finalmente è arrivata la Signora C.***, la quale è voluta partire subito alla vostra volta. Io non ho potuto farle troppe attenzioni, principalmente perchè a stento so spiccicare una parola in Francese. Essa deve avermi trovato naturalmente goffo più ancora di quel che sono. Non vuol dir nulla. Scusatemi presso di lei, e ditele che il buon volere in me non manca mai per nessuno, e segnatamente per una donna raccomandatami con tanta caldezza. E se altra volta c’incontreremo, e ci sarà dato intenderci nella nostra benedetta lingua d’Italia, se non troverà in me la galanteria profumata di Parigi, troverà cuore e cortesia da non lasciarla affatto scontenta. Ma lasciando andar queste inezie, io son qua per voi, per lei, e per tutto il mondo, fin dove le mie forze arrivano. Disponete di me, e credetemi il vostro

Livorno, 3 Agosto 1839.

Carlo.


XIX.


P.***
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Per me sono già incominciati i giorni neri, ed eccomi già all’ergo di farmi accompagnare per le vie se voglio andare. Ma la mia pazienza è più grande dei