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principe don filippo orsini

Fu anche vago del viaggiare per istudiare nuovi uomini e nuovo cose, e dappertutto raccolse il germe di più vasta sapienza, che in lui è fecondo dei frutti più belli di civili e morali virtù. — Egli è pur versato nella economia pubblica e privata, e sa quindi quanto v’ha d’uopo per trasfondere il sangue alle amministrazioni, rude abbiano vita vigorosa e sanissima. — Si mostrò sempre amante del proprio paese, sempre desideroso di giovare il popolo, sempre anelante a quel progresso e a quella civiltà, che condurre devono il popolo alla meta sospirata, cioè a quella felicità, a quel generale benessere, in seno del quale le scienze, le lettere, le arti, le industrie e i commerci potranno liberamente svolgersi, ed apportare anche alle future generazioni tesori di bene.

Il principe D. Filippo Orsini non scese giammai sulle piazze a fare il liberale, non si gettò certamente in mezzo ai vortici delle ebollizioni politiche, ma cittadino onestissimo, di fermo ed integro carattere, stette in cospetto dei tempi con la fede dell’uomo, che crede in un avvenire migliore, in un progresso sociale, in una patria, in una civiltà promettitrice di grandi fortune alla umanità.

La cittadinanza romana conosceva appieno le belle doti, che onorano D. Filippo Orsini, e finalmente designavalo siccome l’uomo degno di salirvi al Campidoglio, e di assidersi tra i Consiglieri del Comune a trattare gl’interessi della città e il bene del popolo. — E di fatti nelle ultime elezioni amministrative, con voti 2419, era eletto Consigliere Municipale. — Noi francamente facciata plauso a quella stampa, che siffatta elezione lodò, ed era tempo che un nobile e virtuoso cittadino uscisse dalla troppo lunga solitudine, e fosse tradotto in mezzo alla vita pubblica. — Uomini, che alla nobiltà del casato e alla ricca fortuna uniscono nobiltà d’animo e di carattere, ricchezza di virtù cittadine e morali, uomini fieri della loro indipendenza, cittadini onestissimi son necessari perche sia udita la lor voce nelle aule del Campidoglio, perchè gl’interessi del popolo sian con tutta cura trattati, perchè l’amministrazione municipale si riordini e prosperi, perchè la città tranquillamente respiri, e non la stringa V incubo dello gravi imposizioni e di maggiori sofferenze. — Un principe romano, che ascenda alla vetta, dove furono un tempo e i Bruti e i Camilli, e i Tulli e gli Scipioni, e tanti altri illustri cittadini, che siede nel seggio degli antichi padri della patria, deve finalmente fare udire la sua voce, la voce dell’uomo onesto, la voce dell’uomo