Pagina:Biografie dei consiglieri comunali di Roma.djvu/162

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ostini avv. felice

alla nostra opera, che tramanda a ricordo presente e avvenire il nome di coloro, che nell’albo dei Consiglieri Comunali in Campidoglio dopo il 20 Settembre 1870 furon segnati. —

Ed oggi ci piace lo scrivere la biografica memoria di un cittadino egregio, quale è l’Avv. Felice Ostini. —

Nasceva egli in Roma nel novembre dell’anno 1815. —

Giuseppe suo padre fu capo della Tesoreria Generale, e di lui rimase bellissimo il nome, e la ricordanza onorata. —

Ma la famiglia Ostini andava già illustre per antenati chiarissimi e insigni, imperocchè il suo bisavolo Pietro fu un architetto di alto valore, che lasciò di sè splendido il nome, e ne’ suoi tempi fu perciò avuto in pregio e grandemente stimato dai sommi artisti. Ebbe pure un altro Pietro e questi fu Cardinale dottissimo.

Felice Ostini crebbe quindi all’ombra delle domestiche virtù in ogni più nobile disciplina educato e negli studi istruito, ai quali portò amore, e sentendosi inclinato alle scienze legali, alle medesime di preferenza si applicò nella’ Romana Università, e per provare il forte ingegno di lui, basti far menzione, come non solo raccogliesse sopra tutti distinta la lode, ma ne riportasse quindi la laurea ad honorem. E in così bella riputazione egli venne, e in tanto riguardo tenuto che fu Segreto della Romana Rota, dal 1839 al 1842, ed ebbe di poi il titolo d’Avvocato. — Nè senza nota passeremo, come egli facesse prattica forense presso quell’illustre Armellini, che fu Triumviro della Romana Repubblica, e come anche delle teoriche disquisizioni legali con lui trattasse, il che pur prova in quanta stima quel chiarissimo uomo il tenesse. —

Sebbene durasse la notte politica de’ tempi servili, e si trovasse l’Ostini in cospetto di una teocratica signoria, che il germe d’ogni libero senso tentava, specialmente nelle anime giovanili, distruggere; sebbene il cerchio d’una forza brutale e selvaggia tutta Italia stringesse e i popoli fosser trattati siccome giumenti vilissimi; sebbene una lunga atonia parea pesasse su tutti gli animi italiani, pur nondimeno Felice Ostini, che studiosissimo fu pure delle patrie storie, aveva il cuore informato a sentimenti liberali, e le atroci agonie, le torture infinite, le disperazioni crudeli della sua patria avendo appreso dai grandi volumi, suscitò dentro il petto di lui magnanimo lo sdegno, ardentissimo il desiderio, perchè fosse sciolta dalle straniere catene. — Epperò nei moti del 48-49 in tutti quegli avvenimenti politici, ei non solo sentì nell’animo brillare la speranza che il giorno dell’ira fosse arrivato, che finalmente l’unità, la libertà e la indipendenza d’Italia si verificasse, ma non mancò