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parse e queste viventi hanno combattuto, ma in nome di una idealità che oggi molte abbandonano per una più umana e più sentita realtà.

E non è irriverenza od oblìo che ci fa unire i nomi di Elda Gianelli e di Luisa Anzoletti a quello delle due scomparse, come non è la simpatia o il capriccio che ci fa ricordare quali vere precorritrici della poesia moderna, una morta e una vivente, la cui poesia è, per l’Italia almeno, come morta: la contessa Lara e Annie Vivanti.1

Maturata più tardi colla prosa d’annunziana, squisita di raffinatezza linguistica ed estetica e perfetta di efficace realtà, il primo nocciolo della poesia femminile moderna fu saldato da queste donne singolari: quella, che Matilde Serao battezzò poetessa d’amore; questa che Freilegath chiamò «bambina meravigliosa».

Non più dunque la pedantesca e classica erudizione, la minuziosa coltura, l’enfasi inutile, i grandi nomi sonanti: quello che era difetto nella poesia femminile si muta in dono, in originalità, in grazia.

  1. Nota. — In Italiano abbiamo di Annie Vivanti un solo volume: Lyrica. In Inglese, essa scrisse e scrive ancora poesia su giornali e riviste.