Pagina:Bisi Albini - Donnina forte, Milano, Carrara, 1879.djvu/73

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— «Fa troppo caldo qui dentro, nevvero?» disse donna Giuseppina alzandosi, e andò a chiudere la bocca della stufa. L’Elisa si alzò anch’ella e andò a guardare dei ritratti che c’erano su un tavolino. — «Che stupendo bambino!» esclamò, e si mise a chiacchierare di bimbi e di abitini eleganti con la padrona di casa.

La signora si volse a me.

— «Si figuri, signorina, che il giovane aveva fatta alla fanciulla la sua dichiarazione chiara e tonda, e che la signora De-Lami lo sapeva e ne era felice, e non aspettava che il momento buono per combinare le nozze... E lei, la Clara, povera Clara! gli voleva tutto il suo bene ed era beata. Ma un bel giorno, che cosa succede?... Succede che la banca fallisce, i De-Lami ci perdono: la dote va in fumo ed il marchese Gian Carlo scompare!»

Mi aggrappai con una mano al bracciolo della poltrona... «È orribile!» mormorai con una voce soffocata.

— «Eh? che cosa le pare? Si mette in prigione un uomo che ruba un fazzoletto o che falsifica un biglietto: ma un uomo così, dica! un uomo che fa morire di dolore una povera fanciulla e getta nella desolazione tutta una famiglia...!»

In quella la padrona di casa si voltò: le risatine allegre dell’Elisa non le avevano lasciato sentire che la signora mi aveva parlato.

Si avvicinò a noi, e disse: «Non ho fatto la presentazione: la contessa Elisa di*** che, sai, è figliola