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DISCORSO SETTIMO I55

ossia la cognizion delle leggi che presiedono all’azione dell’intelligenza e della volontá, era troppo legata alle discipline sopra indicate per non essere coltivata con ardore, ed in effetto fu considerata sotto tutti gli aspetti da uomini eminenti presso tutte le colte nazioni, talché conservò il suo carattere, combinato con quello del paese e del secolo al quale apparteneva. All’ammirazione per la legislazione romana che i grandi giureconsulti del secolo scorso professavano, succedette una critica severa, trovandosi quel sistema poco conforme allo stato sociale d’ Europa e sovente incapace di sostenere la sua antica superioritá ogniqualvolta venia misurato non sulla stretta scala del giureconsulto ma su quella piú vasta e piú alta del filosofo. In effetto il Vico colla sua opera intitolata: Fonti del dritto trattava filosoficamente questa quistione e si preparava ad esporre le leggi che sieguono le nazioni nel loro corso fondato sulla natura dell’uomo ed i suoi destini. Cosi la storia dei popoli era sottoposta ad una misura comune che dovea darle unitá metafisica e dare dovea alle scienze morali un alto punto di vista. Difatti malgrado ciò che vi può essere d’incompiuto ovvero di esagerato nei voli di un’alta fantasia, il Vico poco compreso dai suoi contemporanei benché il celebrassero grandemente, era destinato a brillare in un secolo ricco per opera di lui di storiche esperienze e in possesso di tutte quelle idee intermedie la cui mancanza rese il nostro illustre compatriota si oscuro a’ suoi tempi. Montesquieu accettando con diversa relazione la definizione delle leggi di Cicerone, determina nella sua immortale opera per quali cause le leggi che paiono meno in armonia col loro ideale modello abbian potuto reggere senza discapito molte nazioni. E cosi riguardando assai piú alla bontá relativa che all’assoluta, diede il perché delle leggi e stabili le quistioni legislative sopra tutt’ altro terreno che quello dei legisti. Ma la misura di un uomo di genio temperato dalla pratica delle cose doveva mancare ad un altro uomo ugualmente superiore, ma che guardava la societá piuttosto nelle sue imperfezioni che nei suoi risultamenti ; ond’è che questi nelle sue politiche escogitazioni fece l’inverso