Pagina:Blanch - Della scienza militare.djvu/200

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imprimendo loro una eguale impulsione e ispirando la confidenza medesima. Il duce britannico che fece la piú figura in questa guerra succedendo al Moore, uffiziale distinto che poteva elevarsi ad una piú alta riputazione, fu Wellington, cui si può appropriare la saggia espressione del Foy per caratterizzare l’esercito inglese, cioè di avere la calma nella collera. Questa qualitá è il segreto della carriera del duce britannico, che non è stato mai battuto. Le sue battaglie furono difensive: considerò il Portogallo come una cittadella e la Spagna come una piazza alleata che dovea esser soccorsa dal nord; il che costituisce un gran capitano.

Tali furono i capitani di questa epoca. È quistione se i secoli decimosesto e decimosettimo ne abbiano dati piú in una certa misura; ma non potendo risolvere un si alto problema, ci limitiamo a dire che molte operazioni attiranti in quei tempi la pubblica attenzione, nell’epoca di cui discorriamo non l’attiravano perché avevano a fronte i pensieri ed i fatti dell’uomo superiore ad ogni paragone ed a tutte le differenze che separano il talento speciale dal genio nella sua universalitá. Cosa possiamo noi dire intorno a lui dopo quanto si è detto e da giudici tanto competenti? Riassumere è tutto quello che possiam fare. Napoleone nella sua vasta intelligenza abbracciava la guerra come una scienza compiuta, dalle sue idee piú generali ai particolari piú minuti. Uomo di genio, la sua analisi era rapida, e senza idee intermedie si elevava ai principi primitivi, per cui era sintetico come scienziato ed era sul campo di battaglia inspirato come artista. Però le sue inspirazioni non andavano al di lá delle previsioni della scienza, ma ne erano una larga applicazione, vale a dire ch’ei riuniva ciò che vi è di piú sublime nella scienza a quanto v’ha piú alto nell’arte, cioè il trar partito dai piccoli eserciti e il muovere con facilitá i grandi: riuniva insomma lo spirito di Newton a quello di Michelangelo. Fedele ai principi, ad essi è debitore de’ suoi buoni successi del pari che dei suoi rovesci, frutto anch’essi d’errori, ma di errori che prendevano origine dalle passioni dell’uomo di Stato non giá dall’ignoranza del capitano. È necessario di studiarlo,