Pagina:Blanch - Della scienza militare.djvu/240

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crediamo punto e da quanto dicemmo è chiara la nostra opinione; ma crediamo invece che lo studio possa essere utile ove vi sia la disposizione, e possa anche fino a un certo segno far conoscere la mancanza di questa. Quando si rimane indolente a certi racconti, quando certe azioni non muovono fino alle lagrime, quando non si sceglie un modello di predilezione e non vi sí ritorna sempre con passione, sia un autore, sia un capitano; quando, in questa come in tutte le altre arti e scienze, queste corde toccate non rispondono, è chiaro che manca la vocazione, ed un uomo dotato di onesto carattere può a questi segni entrare in un’altra carriera che gli sia piú confacente, nella quale potrá acquistare maggior riputazione e riuscire piú utile a’ suoi simili. Ma per rendere comune e pratica questa dottrina, bisogna sostituire all’assioma che « il far fortuna è lo scopo della vita » quell’altro che « la missione dell’uomo come essere morale e religioso è di perfezionarsi », cioè di porsi a livello de’ suoi doveri e non al disotto di essi; che quando si è ridotto a questo punto si può fare molto male con pure intenzioni, imperocché in un’arte ove si tratta della vita de’ simili la negligenza acquista un altro nome piú vero e piú severo al tempo stesso. Per cui ripeteremo che l’uffiziale studioso, quando anche non riesca, quand’anche siasi ingannato nell’ interpetrare le sue disposizioni naturali, dev’essere piú tranquillo di coscienza e dá una lezione di morale nel mostrare che nulla ha negletto per rendersi degno della confidenza e della stima della patria. Possiamo quindi restringere ai seguenti capi la soluzione della terza parte di questa quistione.

1. Che la ragione del pari che l’autoritá de’ gran capitani sono di accordo nel proclamare l’importanza dello studio della scienza militare per isviluppare le qualitá indispensabili all’esercizio di essa.

2. Che per « istudio » non s’intende la sola lettura, né per « esperienza » l’aver lungo tempo servito, ma si bene la meditazione e il lavoro della propria intelligenza su tutto ciò che la propria e l’altrui esperienza fornisce.

3. Che lo studio nel mentre che non ha la proprietá di