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NOVELLA SESTA 379
investigando, nella Scalea gli fu detto, lei essere da marinai ciciliani
portata via a Palermo; lá dove Gianni quanto piú tosto
poté si fece portare, e quivi dopo molto cercare, trovato che
la giovane era stata donata al re e per lui era nella Cuba guardata,
fu forte turbato e quasi ogni speranza perdé, non che di doverla mai riavere, ma pur vedere. Ma pur, da amor ritenuto,
mandatane la fregata, veggendo che da niun conosciuto v’era,
si stette, e sovente dalla Cuba passando, gliele venne per ventura
veduta un dì ad una finestra, ed ella vide lui; di che ciascun
fu contento assai. E veggendo Gianni che il luogo era
solingo, accostatosi come poté, le parlò, e da lei informato
della maniera che a tenere avesse se piú da presso le volesse
parlar, si partì, avendo prima per tutto considerata la disposizione
del luogo; ed aspettata la notte, e di quella lasciata andar
buona parte, lá se ne tornò, ed aggrappatosi per parti che
non vi si sarebbono appiccati i picchi, nel giardin se n’entrò,
ed in quello trovata un’antennetta, alla finestra dalla giovane
insegnatagli l’appoggiò, e per quella assai leggermente se ne
sali. La giovane, parendole il suo onore avere ornai perduto,
per la guardia del quale ella gli era alquanto nel passato stata
salvatichetta, pensando a niuna persona piú degnamente che a
costui potersi donare ed avvisando di poterlo inducere a portarla
via, seco aveva preso di compiacergli in ogni suo disidèro,
e per ciò aveva la finestra lasciata aperta, acciò che egli
prestamente dentro potesse passare. Trovatala adunque Gianni
aperta, chetamente se n’entrò dentro, ed alla giovane, che non
dormiva, allato si coricò. La quale, prima che ad altro venissero,
tutta la sua intenzion gli aperse, sommamente del trarla
quindi e via portarnela pregandolo; alla qual Gianni disse, niuna
cosa quanto questa piacergli, e che senza alcun fallo, come da
lei si partisse, in si fatta maniera in ordine il metterebbe, che
la prima volta che el vi tornasse, via la ne menerebbe. Ed
appresso questo, con grandissimo piacere abbracciatisi, quel
diletto presero oltre al quale niun maggiore ne puote Amor
prestare; e poi che quello ebbero piú volte reiterato, senza accorgersene,
nelle braccia l’un dell’altro s’addormentarono. Il