Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/112

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106 l'elegia di madonna fiammetta


Quinci mi richiamano le donne, e biasimano le mie soperchi lagrime, dicendo:

— O Fiammetta, che maniera è questa? Dispériti tu della misericordia di Dio? Non credi tu lui pietoso a perdonarti le piú picciole offese senza tante lagrime? Questo che tu fai è piuttosto cercare morte che perdono. Lieva su, asciuga il viso tuo, e attendi al sacrificio porto al sommo Giove dalli nostri sacerdoti. —

A queste voci io, le lagrime restringendo, alzo la testa, la quale giá in giro non volgo come io soleva, fermamente sappiendo che quivi non è il mio Panfilo per mirarlo, né per vedere se da altrui, o da cui sono mirata, o quello che di me pare agli occhi de’ circustanti; anzi attenta a colui, che per la salute di tutti diede se medesimo, porgo pietosi prieghi per lo mio Panfilo, e per la sua tornata, con cotali parole tentandolo:

«O grandissimo rettore del sommo cielo e generale arbitro di tutto il mondo, poni oramai alle mie gravi fatiche modo, e fine alli miei affanni. Vedi niuno giorno a me essere sicuro; continuamente il fine dell’uno male è a me principio dell’altro. Io, che giá mi dissi felice, non conoscendo le mie miserie, prima ne’ vani affanni d’ornare la mia giovinezza, piú che ’l debito ornata dalla natura, te non sapevole offendendo, per penitenza all’indissolubile amore che ora mi stimola mi sottoponesti; quinci la mente non usa a cosí gravi affanni riempiesti per quello di nuove cure, e ultimamente colui, cui io piú che me amo, da me dividesti, onde infiniti pericoli sono cresciuti l’uno dopo l’altro alla mia vita. Deh, se li miseri sono da te uditi alcuna volta, porgi li tuoi pietosi orecchi alli miei prieghi, e senza guardare a’ molti falli da me verso te commessi, i pochi beni, se mai ne feci alcuno, benigno considera, e in merito di quelli le mie orazioni e preghiere esaudisci, le quali, cose a te assai leggiere, e a me grandissime, conterranno: io non ti cerco altro, se non che a me sia renduto il mio Panfilo. Oimè! quanto e come conosco bene questa preghiera nel cospetto di te giustissimo giudice essere ingiusta!