Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/114

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CAPITOLO VI

Nel quale madonna Fiammetta, avendo sentito Panfilo non aver moglie presa, ma d’altra donna essere innamorato, e però non tornare, dimostra come ad ultima disperazione, volendosi uccidere, ne venisse.

Quale voi avete potuto comprendere, pietosissime donne, per le cose davanti dette, è stata nelle battaglie d’amore la vita mia, e ancora assai piggiore; la quale certo a rispetto della futura forse non ingiustamente si potrebbe dire dilettevole, bene pensando. Io, ancora paurosa ricordandomi di quello a che egli ultimamente mi condusse e quasi ancora tiene, per piú prendere indugio di pervenirvi, sí perché del mio furore mi vergogno, e sí perché, scrivendolo, in esso mi parrá rientrare, con lenta mano, le cose men gravi, distendendomi molto, v’ho scritte; ma ora, piú non potendo a quelle fuggire, tirandomi l’ordine del mio ragionare, paurosa vi pur verrò. Ma tu, o santissima pietá, abitante ne’ dilicati petti delle morbide giovani, reggi li tuoi freni in quelli con piú forte mano che infino a qui non hai fatto, acciò che trascorrendo, e di te piú parte che ’l convenevole dando, non forse di quello che io cerco ti convertissi in contrario, e di grembo togliessi alle leggenti donne le lagrime mie.

Egli era giá un’altra volta il sole tornato nella parte del cielo1, che sí cosse allora che male li suoi carri guidò il presuntuoso figliuolo, poi che Panfilo fu da me partito; e io misera per lunga usanza aveva apparato a sostenere li dolori, e piú temperatamente mi doleva che l’usato, né credeva che