Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/122

Da Wikisource.
116 l'elegia di madonna fiammetta


mie bugíe si confaceano! Ma poi che egli, me racconsolata credendosi, si diede al sonno, io, pensando alla pietá di lui, con piú crudele doglia tacitamente piangendo, ricominciai la tramezzata angoscia, dicendo:

«O crudelissime spelonche abitate dalle rabbiose fiere, o inferno, o eterna prigione decretata alla nocente turba, o qualunque altro esilio maggiore piú giú si nasconde, prendetemi, e me a’ meritati supplica date nocente. O sommo Giove, contro a me giustamente adirato, tuona e con tostissima mano in me le tue saette discendi; o sacra Giunone, le cui santissime leggi io scelleratissima giovane ho corrotte, vendicati; o caspie rupi, lacerate il tristo corpo; o rapidi uccelli, o feroci animali, divorate quello; o cavalli crudelissimi dividitori dell’innocente Ipolito4, me nocente giovane squartate; o pietoso marito, volgi nel petto mio con debita ira la spada tua, e con molto sangue la pessima anima di te ingannatrice ne caccia fuori. Niuna pietá, niuna misericordia in me sia usata, poiché la fede debita al santo letto posposi all’amore di strano giovane. O piú che altra iniqua femina di questi e d’ogni maggiori supplicii degna, qual furia ti si parò davanti agli occhi casti, il di che prima Panfilo ti piacque? Dove abbandonasti tu la pietá debita alle sante leggi del matrimonio? Dove la castitá, sommo onore delle donne, cacciasti allora che per Panfilo il tuo marito abbandonasti? Ove è ora verso te la pietá dell’amato giovane? Ove li conforti da lui dati a te nella tua miseria si trovano? Egli nel seno d’un’altra giovane lieto trascorre il fuggevole tempo, né di te si cura; e a ragione e meritamente cosí ti doveva avvenire, e a te e a qualunque altra li legittimi amori pospone alli libidinosi. Il tuo marito, piú debito ad offenderti che ad altro, s’ingegna di confortarti, e colui che ti doveria confortare, non cura d’offenderti.

«Oimè! or non era egli bello come Panfilo? Certo sí. Le sue virtú, la sua nobiltá e qualunque altra cosa non avanzano molto quelle di Panfilo? Or chi ne dubita? Dunque perché lui per altrui abbandonasti? Qual cecitá, quale tracutanza,