Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/192

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186 l'elegia di madonna fiammetta


vegliassero. Per la qual cosa Giove vinto dall’amore per la pena che vedea patire alla detta sua amorosa, andò a Mercurio iddio della musica che dovesse andare in forma di pastore al detto Argo, e sí sonasse tanto dolce che lo facesse addormentare con tutti gli occhi. E cosí fe’, e addormentato lo detto Argo, Mercurio gli tagliò la testa; onde Giunone ciò sentendo e vedendo il detto Argo così morto, il trasmutò in pavone, lo quale è uccello consacrato a Giunone, e però il pavone ha tanti occhi nella coda. E da poi la detta Giunone mise uno assillo alla detta vacca, e fecela andare fuggendo perfino in Egitto dove dopo molte fatiche Giove mosso a misericordia commutò con Giunone di non avere a fare mai piú con essa, e la fe’ nella prima forma ritornare, e la fe’ maritare a Nubi iddio d’Egitto, ed essa fu chiamata Isi iddea del Nilo fiume etc.

[Miseno]: fu trombetta di Ettore e figlio di Eolo, e da poi di Enea quando si partí da Troia per venire nelle parti d’Italia, lo quale affogò in mare per fortuna. Onde Enea da poi che l’ebbe fatto seppellire per comandamento della Sibilla Cumana, andando allo ’nferno lo trovò, e di lui parla Virgilio nel sesto in questa forma [Aen., VI, 164-5]:

Misenum Aeoliden, quo non praestantior alter
Aere ciere viros Martemque accendere cantu.

Alla quale Sibilla Enea quando venne in Italia andò per consiglio in che modo potesse andare allo ’nferno per andare al padre suo Anchise, dove essa il menò con gran fatica, sí come pone Virgilio nel sesto.

[l’oracoli della Sibilla Cumana]. La Sibilla Cumana fu bellissima giovane della quale innamorò Febo dio della sapienza, al quale se avesse voluto consentire sarebbe stata divina. E pure esso Febo sollecitandola con prieghi che domandasse ciò che ella volesse che ’l farebbe, essa prese un pugno d’arena