Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/217

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chiuose 211


dissima battaglia per volere bene alloggiare, il detto re che dormia si risvegliò al romore e levatosi per cercare quel ch’era trovò questi due che faceano cruda battaglia, e domandandoli chi essi erano, ed essi dicendolo, li ricevè graziosamente: e guardando nelli scudi loro all’armi che portavano, che l’uno portava uno leone e l’altro uno porco per segnale, subito si ricordò del sogno ch’avea fatto poche notti dinanzi, che sognava che dovea dare per moglie le dette sue figliuole cioè Deifile e Argia ad uno leone e ad uno porco, e conoscendo esso la veritá del sogno per questo fu assai contento e diede a loro per moglie le dette sue figliuole. Li quali andando per racquistare Tebe con l’aiuto del detto re Adrasto, Tideo figlio di Eneo di Calidonia dopo molte prodezze fu morto, e il detto Etiocle s’ammazzò insieme col fratello Pollinice come fu detto dinanzi, sí che le dette Deifile e Argia rimasero triste di loro.

[Evannes]. Questa fu moglie di re Capaneo l’uno delli sette re ch’andò ad oste alla detta cittá di Tebe, uomo ferissimo in fatto d’arme e spregiatore degl’iddii; e uno di combattendo alle mura di Tebe biasimando Giove, [Giove] lo flagellò d’una folgore che subito morí; e da poi essendo rotta l’oste e scampando solo lo detto re Adrasto e tutti gli altri morti, Creonte prese la signoria di Tebe e per crudeltá comandò che niuno corpo morto fosse sepellito. La qual cosa udendo la detta Evannes radunatesi insieme Deifile e Argia e tutte l’altre donne greche per dare sepoltura al li loro mariti, e questo fecero con l’aiuto di Teseo duca d’Atene che uccise il detto Creonte e guastò la detta cittá di Tebe.

[Deianira]. Come fu detto dinanzi, fu moglie di Ercule, e sentendo come esso era innamorato di Iole, volendolo ritrarre dal detto amore gli mandò una camicia tinta nel sangue di Nesso centauro il quale fu morto dal detto Ercule, e innanzi che morisse volendosi vendicare di Ercule, diede questa camicia a Deianira dicendole ch’avea questa virtú: che facea