Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/231

Da Wikisource.

nota 225


gratia de’ mortali al mondo conceduto, impetrerò, primieramente piú grado sarò a voi che a tutto l’altro mondo, et appresso, i morsi di qualunque maldicente da molto poco stimerò. Ma se per disgratia mia, forse per aggiunger questa a tante altre che mi soprastanno, o forse per non voler voi tanta fatica torre, l’addimandate gratie si negasseno, io, per margine del libro, tanto di spazio lascio, che in quello gli huomini experti, lontani da la animositá, de la lingua amadori, et inchinati al bene amare l’excellentissimo autor de l’opra (non prendendone io punto disdegno) potranno e col tempo, cosí al pristino luogo suo riducerla, come io al potere essere agevolmente bene intesa, l’ho ridotta. Donde s’ad alcun gentile et innamorato spirito cadesse ne l’animo di veder l’industriosa arte, con la molta dottrina del radissimo messer Giovanni Boccaccio, la forza infinita d’Amore, i modi bellissimi et dolcissimi di parlare, la vera osservanza de l’utilissima nostra commune lingua, gli argutissimi andamenti in un perfetto amare adoperati, gli affetti amorosi, et non infiniti da una donna adoperati, uno infelicissimo fine d’amore nato da felicissimo principio fra duo amanti accaduto, un continovo dolere et con pianto amarissimo, et con lamento assai degno di compassione, et in brieve quanta forza ha sopra i mortali la non pieghevole fortuna, legga e bene et attentamente legga questa rinata Fiammetta, rinata dico, perciò che morta era da tanti infino a qui laceramenti sofferti. Questa veramente, senza animositá leggendosi, a gli huomini et a le donne di ciascuna etá e d’ogni qualitá porgerá sommissimi soccorsi: de’ quali hora essere io vorrei, a ciò che soccorrendomi ella imprima appo voi gratia a me convenevole haver mi facesse, e poi l’animo d’alcun disponesse sí che per lettera s’adoperasse a guisa che io sapessi, al ricevere di cotal presente, il sembiante che farete, grato o sdegnoso, e le parole che userete, dolci o pur d’amaritudine colme; a ciò che io co’ vostri diletti, se ne riceverete, possa allegrarmi, e co’ vostri dispiaceri, se ne havrete, attristandomi, possa in qualche parte rimediar nel futuro. Il quale (sallo Dio) che per voi, per tutte le persone ad Amor soggette, per tutti que’ che per la loro bontá la mia fatica non biasimeranno, e per me vorrei che lungo fosse e con letizia compiuta, senza piú.»

Un primo accomodamento di carattere esteriore fu apportato alla distribuzione dei capitoli che nei manoscritti e nelle edizioni precedenti sono nove con relativi sommari. Messer Tizzone eli-