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l'elegia di madonna fiammetta |
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biasimando, che piú nell’animo mi era caro, fra me sovente
dicendo: «Niuna è amata come io, né ama giovane degno
come io amo, né con tanta festa coglie gli amorosi frutti
come colgo io». Io brevemente aveva il mondo per nulla, e
con la testa mi parea il cielo toccare, e nulla mancare a me
al sommo colmo della beatitudine tenere, reputava, se non
solamente in aperto dimostrare la cagione della mia gioia,
estimando meco medesima che cosí a ciascuna persona, come
a me, dovesse piacere quello che a me piaceva. Ma tu, o vergogna, dall’una parte, e tu, paura, dall’altra, mi riteneste,
minacciandomi l’una d’eterna infamia, e l’altra di perdere ciò
che nemica fortuna mi tolse poi. Adunque, sí come piacque
ad Amore, in cotal guisa piú tempo, senza avere invidia ad alcuna donna, lieta amando vissi, e assai contenta, non pensando che il diletto il quale io allora con ampissimo cuore
prendea, fosse radice e pianta nel futuro di miseria, sí come
io al presente senza frutto miseramente conosco.