Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/54

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48 l'elegia di madonna fiammetta


ricordava lui essere in cammino. E sentendo quello non picciolo affanno, e massimamente a chi è di riposo uso, o il fa contro voglia, forte meco dubitava in prima non quello avesse forza di tôrlomi, e appresso non la invita fatica né il noioso tempo gli fossero cagione d’infermitá, o di peggio. E in questo molto mi ricorda piú che negli altri dimorare occupata, benché sovente io e dalle sue medesime lagrime da me vedute, e dalle mie fatiche, le quali mai non mutarono la mia fermezza, argomentai non potere essere vero, che per sí picciolo affanno si spegnesse amore cosí grande, sperando ancora che la sua giovane etá e la discrezione da altro accidente noioso me ’l guarderebbono.

Cosí adunque a me opponendo, e rispondendo, e solvendo, trapassai tanti giorni, che non che lui alla sua patria pervenuto pensai solamente, ma ancora ne fui per sua lettera fatta certa. La quale essendo a me per molte cagioni graziosissima, lui ardere come mai mi fece palese, e con maggiori promesse vivificò la mia speranza del suo tornare.

Da questa ora innanzi, partiti i primi pensieri, nuovi in luogo di quelli subitamente ne nacquero. Io alcuna volta diceva: «Ora Panfilo unico figliuolo del vecchio padre, da lui, il quale giá è molti anni nol vide, con grandissima festa ricevuto, non che egli di me si ricordi, ma io credo che egli maledice i mesi i quali qui con diverse cagioni per amor di me si ritenne; e ricevendo onore ora da questo amico e ora da quell’altro, biasima forse me, che altro che amarlo non sapea quando c’era. E gli animi pieni di festa sono atti a potere essere tolti d’uno luogo, e obbligarsi in un altro. Deh, ora potrebbe egli essere che io in cosí fatta maniera il perdessi? Certo appena che io il possa credere. Iddio cessi che questo avvenga; e come egli ha me tenuta e tiene, tra’ miei parenti e nella mia cittá, sua, cosí lui tra’ suoi e nella sua conservi mio». Oimè! con quante lagrime erano mescolate queste parole, e con quante piú sarebbono state, se vero avessi creduto ciò che esse medesime vero indovinavano, avvegna che quelle che allora non vennero, io poi in molti doppii l’abbia sparte invano.