Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/57

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capitolo iii 51


tardo. Il quale, poi che tolta al nostro mondo la luce sua alle stelle la loro lasciava mostrare, io contenta molte volte meco i dí trapassati annoverando, quello con gli altri passati con una picciola pietra segnava, non altramente che gli antichi, i lieti dalli dolenti spartendo, con bianche e nere petruzze solevano fare. Oh quante volte giá mi ricorda che anzi tempo io lá vi giunsi, parendomi tanto del termine dato scemare, quanto piú tosto raggiungeva al trapassato, ora le petruzze per li passati segnate, e ora quelle, che per quelli che erano a passare stavano, annoverando; benché di ciascuna ottimamente il numero nella mente avessi, ma quasi ogni volta sperava l’une cresciute e l’altre dover trovare scemate. Cosí il disio mi trasportava volonterosa alla fine del tempo dato.

Usata adunque questa sollecitudine vana, il piú delle volte nella mia camera mi tornava, e quivi piú volentieri sola che accompagnata. Per fuggire i pensieri nocevoli, quando sola mi vi trovava, aprendo uno mio forziere, di quello molte cose giá state sue ad una ad una traeva, e quelle, con quello disiderio ch’io soleva giá lui riguardare, le mirava, e miratele, appena le lagrime ritenute, sospirando le baciava; e quasi come se intelligenti creature state fossero, le dimandava: «Quando ci fia il signor vostro?». Quindi, riposte queste, infinite sue lettere a me da lui mandate traeva fuori, e quelle quasi tutte leggendo, quasi con lui parendomi ragionare, sentiva non poco conforto. E molte volte fu che io, la mia serva chiamata, varii parlamenti con lei tenni di lui, ora dimandandola qual fosse la sua speranza della tornata di Panfilo, ora dimandandola quello che di lui le paresse, e talvolta se di lui avesse udito alcuna cosa. Alle quali cose essa, o per piacermi, o pure secondo il suo parere, il vero rispondendomi, non poco mi consolava; e cosí molte volte gran parte del dí trapassava con poca noia.

Non meno che le giá dette cose, o pietose donne, m’era caro il visitare li templi, e il sedere alla mia porta con le mie compagne, dove spesso da ragionamenti varii alquanto