Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/64

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CAPITOLO IV

Nel quale questa donna dimostra quali pensieri e che vita fosse la sua, essendo il termine venuto, e Panfilo suo non veniva.

Cosí, o pietose donne, sollecita, come udito avete, non solamente al molto disiderato e con fatica aspettato termine pervenni, ma ancora di molti dí il passai; e meco medesima incerta se ancora il dovessi biasimare, o no, allentata alquanto la speranza, lasciai in parte i lieti pensieri, ne’ quali forse troppo allargandomi era rientrata, e nuove cose ancora non istatevi, mi si cominciarono a volgere per lo capo. E fermando la mente a volere, s’io potessi, conoscere qual fosse o essere potesse la cagione della sua piú lunga dimora che la impromessa, cominciai a pensare, e innanzi all’altre cose in iscusa di lui tanti modi truovo, quanti esso medesimo, se presente fosse, potrebbe trovare, e forse piú. Io dicea alcuna volta:

«O Fiammetta, deh, credi tu il tuo Panfilo dimorare senza tornare a te, se non perché egli non puote? Gli affari inopinati opprimono sovente altrui, né è possibile cosí preciso termine dare alle cose future come altri crede. Or chi dubita ancora che la presente pietá non istringa piú assai che la lontana? Io son ben certa che egli me sommamente ama, e ora pensa alla mia amara vita, e di quella ha compassione, e da amore sospinto, piú volte n’è voluto venire; ma forse il vecchio padre con lagrime e con prieghi ha alquanto il termine prolungato, e opponendosi a’ suoi voleri, l’ha ritenuto; egli verrá quando potrá».