Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/68

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62 l'elegia di madonna fiammetta


«Eziandio gli uomini alcuna volta, non avendosi mai piú veduti che alcuno giorno, sono crucciosi e piangono spartendosi; e molte cose similmente si giurano e impromettono le quali altri ha fermo intendimento di fare; ma poi, nuovo caso sopravvenendo, fa quelli giuramenti uscire di mente. Le lagrime, e’ giuramenti e le promessioni de’ giovani non sono ora di nuovo arra di inganno futuro alle donne? Essi generalmente sanno prima fare queste cose che amare; la loro volontá vagabonda li tira a questo; niuno n’è che non volesse piuttosto ogni mese mutare dieci donne che essere dieci dí d’una. Essi continuamente credono e costumi nuovi e nuove forme trovare, e gloriansi d’avere avuto l’amore di molte. Dunque che speri? Perché vanamente ti lasci menare alla vana credenza? Tu non se’ in atto da poterlo da ciò ritrarre: rimanti d’amarlo, e dimostra che con quell’arte che egli ha te ingannata tu abbi ingannato lui.»

E dietro a queste con molte altre séguito a me dicendo, e in esse accendevami di fiera ira, la quale con tumorosissimo caldo sí m’infiammava l’animo, che quasi ad atti rabbiosissimi m’induceva. Né prima il concreato furore trapassava, che le lagrime, abbondevolissimamente per gli occhi uscissero, con le quali, molto alcuna volta duranti, esso del petto m’usciva, nel quale per conforto di me medesima dannando ciò che l’indovina anima mi diceva, quasi a forza la giá fuggita speranza con ragioni vanissime rivocava. E in cotal guisa, quasi ogni ripresa allegrezza lasciata, stetti sperando e disperando molto spesso piú giorni, sempre sollecita oltremodo a potere acconciamente sapere che di lui fosse che non veniva.