Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. I, 1918 – BEIC 1758493.djvu/129

Da Wikisource.

stato, li quali sempre sono infestati da mordacissimi pensieri, intenti come tornar possano lá onde caduti sono; né prima dall’una sollicitudine sono lasciati, che essi sono rientrati nell’altra; e cosí senza requie s’affliggono.] [Pongonvi ancora le figliuole di Danao, e dicono, per l’avere esse uccisi i mariti, esser dannate ad empier d’acqua certi vasi senza fondo; per la qual cosa, sempre attignendo, si faticano invano: volendo per questo dimostrare la stoltizia delle femmine, le quali, avendosi la ragion sottomessa (la quale dee essere lor capo e lor guida, come è il marito) intendono con loro artifici far quello che giudicano non aver fatto la natura, cioè, lisciandosi e dipignendosi, farsi belle; di che segue le piú volte il contrario, e perciò è la lor fatica perduta. O voglian dire sentirsi per queste la effeminata sciocchezza di molti, li quali, mentre stimano con continuato coito sodisfare all’altrui libidine, sé votano ed altrui non riempiono. Ma, accioché io non vada per tutte le pene in quello discritte, che sarebbono molte, dico che questo del superiore inferno sentirono i poeti gentili.] [Il secondo inferno, dissi, chiamavano mezzano, sentendo quello essere vicino alla superficie della terra, il qual noi volgarmente chiamiamo limbo, e la santa Scrittura talvolta il chiama il seno d’Abraam: e questo vogliono esser separato da’ luoghi penali, vogliendo in esso essere istati i giusti antichi aspettanti la venuta di Cristo. E di questo mostra il nostro autore sentire, dove pon quegli o che non peccarono o che, bene adoperando, morirono senza battesimo. Ma questo è differente da quello de’ santi, in quanto quegli che v’erano, disperavano e speravano, e venne la loro salute, e quegli, che l’autor pone, disiderano, ma non isperano.J [Estimarono ancora essere un inferno inferiore, e quello esser luogo di pene eterne date a’ dannati. E di questo dice il Vangelo: «Moriuus est dives, et sepultus est in inferno». Ed il salmista: «In inferno autem quis confitebitur tibif». E che questo sia, si legge nel Vangelio, in quella parte ove il ricco seppellito in inferno, vedendo sopra sé Lazzaro nel grembo d’Abraam, il priega che intinga il dito minimo nell’acqua, e gittandogliele in