Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. I, 1918 – BEIC 1758493.djvu/168

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La seconda ragione può essere questa. Suole quello, che con difficultá s’acquista, piacer piú e guardarsi meglio che quello che senza alcuna fatica o poca si truova; e questo le grandi ereditá rimase a’ nostri giovani cittadini hanno mostrato. Non essendo adunque alcun dubbio esser molta malagevolezza il trarre la nascosa veritá di sotto al fabuloso parlare, dee seguire essere incomparabile diletto, a colui che, per suo studio, vede averla saputa trovare; laonde non solamente ogni affanno avutone se ne dimentica, ma ne rimane una dolcezza nell’animo, la quale quasi con legame indissolubile ferma, nella memoria di colui che ritrovata l’ha, la veritá: dove quella che senza alcuna difficultá s’acquista, come leggiermente venne, cosí leggiermente si parte. Di che séguita che dell’avere faticato s’acquista, dove del non avere studiato l’uomo si ritruova di scienza vóto. [La terza ragione mi pare dovere esser questa. E’ non pare che alcun dubbio sia li cieli, i pianeti e le stelle esser ministri della divina potenza, e, secondo la virtú loro attribuita, i corpi inferiori generare, mediante quelle cagioni che dalla natura sono ordinate, e quegli nutrire e nel lor fine menargli. E, percioché essi corpi superiori sono in continuo moto e in diversi modi si congiungono e si separano l’uno dall’altro, par di necessitá che gli effetti da lor prodotti in diversi tempi e in materie diverse, debbano esser diversi e a diverse cose disposti; e quinci par che séguiti la diversitá degli aspetti degli uomini, de’ quali non pare che alcuno alcun altro somigli; e similmente degli olici, li quali veggiam manifestamente essere, eziandio naturalmente, diversi negli uomini. Dalla qual cosa mosso, dice il nostro autore nel Paradiso: Un ci nasce Solone, ed altro Serse, altri Melchisedech, ed altri quello che, volando per l’aere, il figlio perse.

E questo si dee cognoscere muovere dal divino intelletto, il quale cognosce una universitá, come è quella dell’umana generazione, non poter consistere in sé, se non avesse diversitá G. Boccaccio, Scritti danteschi - i. ii