Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. I, 1918 – BEIC 1758493.djvu/24

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quanto la femmina adirata, né può viver sicuro di sé, chi sé commette ad alcuna, alla quale paia con ragione esser crucciata; che pare a tutte.

Che dirò de’ loro costumi? Se io vorrò mostrare come e quanto essi sieno tutti contrari alla pace e al riposo degli uomini, io tirerò in troppo lungo sermone il mio ragionare; e però uno solo, quasi a tutte generale, basti averne detto. Esse immaginano il bene operare ogni menomo servo ritener nella casa, e il contrario fargli cacciare; per che estimano, se ben fanno, non altra sorte esser la lor che d’un servo: per che allora par solamente loro esser donne, quando, male adoperando, non vengono al fine che’ fanti fanno. Perché voglio io andare dimostrando particularmente quello che gli piú sanno? Io giudico che sia meglio il tacersi che dispiacere, parlando, alle vaghe donne. Chi non sa che tutte l’altre cose si pruovano, prima che colui, di cui debbono esser, comperate, le prenda, se non la moglie, accioché prima non dispiaccia che sia menata? A ciascuno che la prende, la conviene avere non tale quale egli la vorrebbe, ma quale la fortuna gliele concede. E se le cose che di sopra son dette son vere (che il sa chi provate l’ha), possiamo pensare quanti dolori nascondano le camere, li quali di fuori, da chi non ha occhi la cui perspicacitá trapassi le mura, sono reputati diletti. Certo io non affermo queste cose a Dante essere avvenute, ché noi so; comeché vero sia che, o simili cose a queste, o altre che ne fosser cagione, egli, una volta da lei partitosi, che per consolazione de’ suoi affanni gli era stata data, mai né dove ella fosse volle venire, né sofferse che lá dove egli fosse ella venisse giammai; con tutto che di piú figliuoli egli insieme con lei fosse parente. Né creda alcuno che io per le su dette cose voglia conchiudere gli uomini non dover tórre moglie; anzi il lodo molto, ma non a ciascuno. Lascino i filosofanti lo sposarsi a’ ricchi stolti, a’ signori e a’ lavoratori, e essi con la filosofia si dilettino, molto migliore sposa che alcuna altra. G. Boccaccio, Scritti danteschi - 1. 2