Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. I, 1918 – BEIC 1758493.djvu/37

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vederlo giammai, se non quel di, nel quale tutti li tuoi cittadini veder potrai, e le lor colpe da giusto giudice esaminate e punite.

Adunque se gli odii, Tire e le inimicizie cessano per la morte di qualunque è che muoia, come si crede, comincia a tornare in te medesima e nel tuo diritto conoscimento; comincia a vergognarti d’avere fatto contra la tua antica umanitá; comincia a volere apparir madre e non piú inimica; concedi le debite lagrime al tuo figliuolo; concedigli la materna pietá; « e colui, il quale tu rifiutasti, anzi cacciasti vivo si come sospetto, disidera almeno di riaverlo morto; rendi la tua cittadinanza, il tuo seno, la tua grazia alla sua memoria. In veritá, quantunque tu a lui ingrata e proterva fossi, egli sempre come figliuolo ebbe te in reverenza, né mai di quello onore che per le sue opere seguire ti dovea, volle privarti, come tu lui della tua cittadinanza privasti. Sempre fiorentino, quantunque l’esilio fosse lungo, si nominò e volle essere nominato, sempre a ogni altra ti prepose, sempre t’amò. Che dunque farai? starai sempre nella tua iniquitá ostinata? sará in te meno d’umanitá che ne’ barbari, li quali troviamo non solamente aver li corpi delli lor morti raddomandati, ma per riavergli essersi virilmente disposti a morire? Tu vuogli che ’l mondo creda te essere nepote della famosa Troia e figliuola di Roma: certo, i figliuoli deono essere a’ padri e agli avoli simigliami. Priamo nella sua miseria non solamente raddomandò il corpo del morto Ettore, ma quello con altrettanto oro ricomperò. Li romani, secondo che alcuni pare che credano, feciono da Linterno venire Possa del primo Scipione, da lui a loro con ragione nella sua morte vietate. E come che Ettore fosse con la sua prodezza lunga difesa de’ troiani, e Scipione liberatore non solamente di Roma, ma di tutta Italia (delle quali due cose forse cosí propiamente niuna si può dire di Dante), egli non è perciò da posporre; niuna volta fu mai che l’armi non dessero luogo alla scienzia. Se tu primieramente, e dove piú si saria convenuto, l’esemplo e l’opere delle savie cittá non imitasti, amenda al presente, seguendole. Niuna delle sette predette fu che o vera o fittizia