Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. I, 1918 – BEIC 1758493.djvu/87

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vano. Assediò Arrigo la cittá di Fiorenza; e ultimamente, vana vedendo la stanza, se ne parti e, non dopo molto tempo passando di questa vita, ogni speranza ruppe nel nostro poeta, il quale in Romagna se ne passò, dove l’ultimo suo di, il quale alle sue fatiche doveva por fine, l’aspettava.

XII

DANTE OSPITE DI GUIDO NOVEL DA POLENTA

Era in que’ tempi signor di Ravenna, antichissima cittá di Romagna, un nobile cavaliere, il cui nome era Guido Novel da Polenta, ne’liberali studi ammaestrato e amatore degli scenziati uomini. Il quale, udendo Dante, cui per fama lungamente avanti avea conosciuto, come disperato essersene venuto in Romagna, conoscendo la vergogna de’ valorosi nel domandare, con liberale animo si fece incontro al suo bisogno, e lui, di ciò volonteroso, onorevolmente ricevette e tenne, infino all’ultimo di di lui.

Assai credo che manifesto sia da quanti e quali accidenti contrari agli studi fosse infestato il nostro poeta. Il quale né gli amorosi disiri, né le dolenti lagrime, né gli stimoli della moglie, né la sollecitudine casalinga, né la lusinghevole gloria de’ publici ofici, né il súbito e impetuoso mutamento della fortuna, né le faticose circuizioni, né il lungo e misero esilio, né la intollerabile povertá, tutte imbolataci di tempo agli studianti, non poterono con le lor forze vincere, né dal principale intento rimuovere, cioè da’ sacri studi della filosofia, si come assai chiaramente dimostrano l’opere che da lui composte leggiamo. Che diranno qui coloro, agli studi de’ quali non bastando della lor casa, cercano le solitudini delle selve? che coloro, a’ quali è riposo continuo, e a’ quali l’ampie facultá senza alcun lor pensiero ogni cosa opportuna ministrano? che coloro che, soluti da moglie e da figliuoli, liberi posson vacare a’ lor piaceri? De’ quali assai sono che, se ad agio non sedessero, o udissero un