Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. I, 1918 – BEIC 1758493.djvu/93

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si porgessero sacrate lusinghe. E oltre a questo, accioché queste parole potessero avere piú d’efficacia, vollero che fossero sotto legge di certi numeri, corrispondenti per brevitá e per lunghezza a certi tempi ordinati, composte, per li quali alcuna dolcezza si sentisse, e cacciassesi il rincrescimento e la noia; e questo non in volgar forma o usitata, come dicemmo, ma con artificiosa ed esquisita di modi e di vocaboli, convenne che si facesse. La qual forma, cioè di parlare esquisito, li greci appellan «poetes»; laonde nacque, che quello parlare, che in cotal modo fatto fosse, «poesie» s’appellasse; e quegli, che ciò facessero o cotal modo di parlare usassero, si chiamasson «poeti».

Questa adunque fu la prima origine della poesia e del suo nome, e per conseguente de’ poeti, come che altri n’assegnino altre ragioni forse buone: ma questa mi piace piú. Adunque questa buona e laudevole intenzione della rozza etá mosse molti a diverse invenzioni nel mondo multiplicante per apparere; e, dove i primi una sola deitá adoravano, stoltamente mostrarono a’ seguenti esserne molte, comeché quella una dicessero, oltre ad ogni altra, ottenere il principato. Tra le quali molte, mostrarono essere il Sole, la Luna, Saturno, Giove e qualunque altro pianeto, la loro erronea dimostrazion roborando da’ loro effetti. E da questi vennero a mostrare, ogni cosa utile agli uomini, quantunque terrena fosse, in sé occulta deitá conservare; alle quali tutte e versi e onori e sacrifici divini s’ordinarono. E poi susseguentemente avendo giá cominciato diversi in diversi luoghi, chi con uno ingegno e chi con un altro, a farsi, sopra la moltitudine indòtta della sua contrada, maggiori e a chiamarsi «re» e mostrarsi alla plebe con servi e con ornamenti, e a farsi ubbidire, e talvolta a farsi come Dio adorare; li quali, non fidandosi tanto delle lor forze, cominciarono ad aumentare le religioni, e con la fede di quelle ad impaurire i suggetti e a strignere con sacramenti alla loro obbedienza quegli, li quali non vi si sarebbon con le forze recati. E, oltre a questo, diedono opera a deificare li lor padri, li loro avoli, li lor maggiori, o a dimostrare sé figliuoli