Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/274

Da Wikisource.

è chiamato «legno», quantunque non s’usi se non nelle gran navi. «Segando se ne va»; dice «segando», in quanto, come la sega divide il legname in due parti, cosí la nave, andando per l’acqua sospinta da’ remi o dal vento, pare che seghi, cioè divida, l’acqua. «L’antica prora»: «antica» la chiama, percioché per molti secoli ha fatto quello uficio; «prora» la chiama, ponendo la parte per lo tutto, percioché ogni nave ha tre parti principali, delle quali Luna si chiama «prora», quantunque per volgare sia chiamata «proda» da’ navicanti; e questa è stretta e aguta, percioché è quella parte che va davanti e che ha a fender l’acqua: l’altra parte si chiama «poppa», e questa è quella parte che viene di dietro, e sopra la quale sta il nocchier della nave al governo de’ timoni, li quali in quella parte, l’uno dal lato destro e l’altro dal sinistro son posti; per li quali, secondo che mossi sono, la nave va verso quella parte dove il nocchier vuole: la terza parte si chiama «carena», e questa è il fondo della nave, il quale consiste tra la poppa e la proda. Séguita che questa antica prora, per lo disusato carico, sega «Dell’acqua» del padule, «piú che non suol con altrui», cioè con gli spiriti, li quali in essa sogliono esser portati da Flegias. «Mentre noi correvarn». Qui comincia la seconda parte di questo canto, nella quale l’autor fa quattro cose: primieramente dimostra come un pien di fango fuori dell’acqua del padule gli si dimostra; appresso scrive come Virgilio gli facesse festa per lo avere egli avuto in dispregio il fangoso che gli si dimostrò; oltre a ciò, pone come quel fangoso fosse lacerato dall’altre anime de’ dannati che quivi erano; ultimamente discrive come nei fossi venissono della cittá di Dite. La seconda cosa comincia quivi: «Lo collo poi»; la terza quivi: «Ed io: — Maestro»; la quarta quivi: «Lo buon maestro». Dice adunque nella prima parte: «Mentre noi correvarn», cioè velocemente navicavamo, «la morta gora». «Gora» è una parte d’acqua tratta per forza del vero corso d’alcun fiume, e menata ad alcuno mulino o altro servigio, il qual fornito, si ritorna nel fiume onde era stata tratta: per lo qual nome l’autore nomina qui, licenlia poètica, il padule per lo quale navicava;