Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/80

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della Georgica, racconta Virgilio questa favola, cioè lui avere amata una ninfa, chiamata Euridice, ed avendola con la dolcezza del canto suo nel suo amore tirata, la prese per moglie. La quale un pastore, chiamato Aristeo, cominciò ad amare: e un giorno, andandosi ella diportando insieme con certe fanciulle su per la riva d’un fiume chiamato Ebro, Aristeo la volle pigliare; per la qual cosa essa cominciò a fuggire, e, fuggendo, pose il piè sopra un serpente, il quale era nascoso nell’erba; perche, sentendosi il serpente priemere, rivoltosi, lei con un velenoso morso trafisse, di che ella si mori. Per la qual cosa Orfeo piangendo discese in inferno, e con la cetera sua cominciò dolcissimamente a cantare, pregando nel canto suo che Euridice gli fosse renduta. E conciofossecosaché esso non solamente i ministri infernali traesse in compassione di sé, ma ancora facesse all’anime de’ dannati dimenticare la pena de’lor tormenti, Proserpina, reina d’inferno, mossasi, gli rendè Euridice, ma con questa legge: che egli non si dovesse indietro rivolgere a riguardarla, infino a tanto che egli non fosse pervenuto sopra la terra; percioché, se egli si rivolgesse, egli la perderebbe, senza mai poterla piú riavere. Ma esso, con essa venendone, da tanto disiderio di vederla fu tratto, che, essendo giá vicino al pervenire sopra la terra, non si potè tenere che non si volgesse a vederla. Per la qual cosa, senza speranza di riaverla, subitamente la perdé; laonde egli lungamente pianse, e del tutto si dispose, poiché lei perduta avea, di mai piú non volerne alcun’altra, ma di menar vita celibe, mentre vivesse. Per la qual cosa, si come dice Ovidio, avendo il matrimonio di molt’altre, che il domandavano, ricusato, cominciò a confortare gli altri uomini che casta vita menassero. Il che sapendo le femmine, il cominciarono fieramente ad avere in odio; e multiplicò in tanto questo odio, che, celebrando le femmine quel sacrificio a Bacco, che si chiama «orgia», allato al fiume chiamato Ebro, co’ marroni e co’ rastri e con altri stromenti da lavorar la terra l’uccisono e isbranaron tutto, e il capo suo e la cetera gittate nell’Ebro, infino nell’isola di Lesbo furono dall’acque menate: e, volendo un serpente divorare la testa, da Apolline fu convertito