Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/121

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ancora flagello Fu costui le di forze Dio cognominato in degl’italiani Italia: e «flagellimi ciò grandi, fu estimato, dalla Dei», prima e percioché, veramente battaglia essendo egli fatta fu con lui. nella quale igualmente ciascuna delle parti fu vinta, non ardirono piú a levare il capo contro di lui: laonde apparve, alle crudeli cose da Attila fatte in Italia, lui essere stato un flagello mandato da Dio a gastigare e punire le iniquitá degl’italiani, le quali in tanto ogni dovere eccedevano, che esse erano divenute importabili.

Sono, oltre a questo, molti che chiamano questo Attila, Totila, li quali non dicon bene, percioché Attila fu al tempo di Marziano imperadore, il qual fu promosso all’imperio di Roma, secondo che scrive Paolo predetto, intorno dell’anno di Cristo 440, e Totila, il quale fu suo successore, fu a’ tempi di Giustino imperadore, intorno agli anni di Cristo 529; per che appare Attila stato dinanzi a Totila vicino di novanta anni; e, oltre a ciò, avendo Totila occupata Roma, e giá regnato nel torno di dieci anni, fu da Narsete patrizio, mandato in Italia da Giustino, sconfitto e morto. «E Pirro». Leggesi nelle istorie antiche di due Pirri, de’ quali l’uno fu figliuolo d’Achille, l’altro fu figliuolo d’Eacida, re degli epiroti. E, peroché ciascuno fu violento uomo e omicida e rubatore, pare a ciascuno questo tormento per le sue colpe convenirsi; ma, perché l’autore non distingue di quale intenda, come di sopra ili Dionisio facemmo, cosi qui faremo di questi due: e primieramente narreremo del primo Pirro. Fu adunque, come detto è, il primo di questi due figliuolo d’Achille e di Deidamia, figliuola di Licomede re; ed essendo stato Achille morto a Troia per l’inganno d’Ecuba, e per la sua follia, ché, tirato dall’amore il qual portava a Polissena, figliuola del re Priamo, era solo e di notte andato nel tempio d’Apolline timbreo; lu di costui cercato, e assai garzone fu menato all’assedio di Troia. E, secondo che scrive Virgilio, si come ferocissimo giovane, non degenerante dal padre, fu di quegli li quali entrarono nel cavallo del legno, il qual fu tirato in Troia per gl’inganni di Sinone: ed essendo di quello uscito.