Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/253

Da Wikisource.

la quale Stazio assegna; indi succede
al priego suo ancora a nominarsi.
135Quindi, com’uom ch’appena quel che vede
crede, dichiara Stazio avanti farsi
ad onorar Virgilio, e gli fa chiaro
lui, per contrario peccato agli scarsi,
aver per molti secoli l’amaro
140monte provato. E giá nel cerchio sesto,
parlando insieme, uno albero trováro
donde una voce lor disse il modesto
gusto di molti; e, piú propinqui fatti,
chiaro s’avvider ch’ogni ramo in questo
145albero è vólto in giú, e d’alto tratti
vider cader liquor di foglia in foglia,
e sotto ad esso spirti macri e ratti
vider venir piú che per altra soglia
dell’erto monte, e pure in sú la vista
150alli pomi tenean, che si gl’invoglia.
Cosi andando infra la turba trista,
raffigurano l’ombra di Forese:
con lui favella; e della gente mista
piú riconobbe, e, tra gli altri, il lucchese
155Bonagiunta Orbiccian; poi una voce
all’albero appressarsi lor difese.
Un angel quinci al martiro che cuoce
gl’invita, ed essi, per l’ora che tarda
era, ciascun n’andava sú veloce,
160mostrando Stazio a lui, se ben si guarda,
nostra generazione, e come l’ombra
prenda sembianza di corpo bugiarda,
e come sia da passione ingombra:
e, si andando, pervennero al foco,
165prima che ’l santo monte facesse ombra;
lungo ’l qual trapassando per un poco
d’un sentieruolo udir voci nemiche
al vizio di lussuria, ed in quel loco