Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/260

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ragiona li; e qual quivi risplende
gli parla e noma piú contemplativi
quel Benedetto onde Casin dipende,
ioo Sai nell’ottavo ciel poscia di quivi,
e, nel segno de’ Gemini venuto,
le sette spere ed i corpi passivi
si vede sotto i piè. Poi conosciuto
Cefas, sua fede e suo creder confessa,
105da lui richesto, a lui tutto compiuto.
Con voce appresso lucolenta e spressa
al baron di Galizia la speranza •
dice che è, e che spetta per essa;
indi venire a cosi alta danza
no Giovanni mostra, il qual del corpo morto
di lui di terra il cava d’ogni erranza.
Poi seguitando, al suo domando accorto,
che cosa sia la caritá, risponde,
e qual da lei gli proceda conforto.
115Appresso scrive come alle gioconde
luci s’aggiunse quel padre vetusto
che prima fu da Dio creato, e donde
tutti nascemmo, e per lo cui mal gusto
tutti moiamo: il qual del suo uscire
120laonde posto fu, e quanto giusto
in quello stesse, e quanto il gran desire
di quella gloria avesse, e la dimora
quanto fu lunga qui dopo ’l fallire
gli conta, ed altre cose. Indi colora,
125quasi infiammato, il vicaro di Dio
contr’a’ pastor che ci governano ora.
Poi come nel ciel nono sen salio
discrive, dove l’angelica festa
in nove cerchi vede e’l suo disio;
130di lor natura li gli manifesta
con sermon lungo assai mirabil cose,
e della turba che ne cadde mesta.