Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/68

Da Wikisource.

ci apporta», vegnendo dell’altra vita, e di quella ci dica novelle, «Nulla sapem di vostro stato umano», cioè di cosa che lassú si faccia. «Però comprender puoi», da ciò ch’io ti dico, «che tutta morta, Fia nostra conoscenza da quel punto, Che del futuro fia chiusa la porta», — cioè dal di del giudicio innanzi; percioché allora seranno serrate tutte quelle arche con i loro coperchi, e non saranno piú uomini, se non o dannati o beati, de’ quali niuno fará transito l’uno all’altro; né si faranno sopra la terra alcune operazioni, le quali eziandio gli spiriti dannati possano laggiú riportare; [anzi, secondo tengono i santi, gli spiriti maladetti, de’ quali tutto questo caliginoso aere è pieno, saranno tutti rinchiusi e serrati nel profondo dello ’nferno.] «Allor, come di mia». Qui comincia la settima particula di questa terza parte principale, nella quale l’autore scrive quello che a messer Farinata dicesse che dicesse a quello spirito caduto, e dice: «Allor, come di mia colpa compunto», cioè pentuto di ciò che io non aveva prestamente risposto a messer Cavalcante, che il figliuol vivea; «Diss’ io: — Or dicerete a quel caduto», cioè a messer Cavalcante, «Che’l suo nato», cioè Guido Cavalcanti, «è tra’ vivi», di questa mortai vita, «ancor congiunto», e perciò ancora vive; «E s’io fu’ dianzi», quando me ne domandò, «alla risposta muto», cioè in quanto tacendo non gli risposi, «Fat’ei saper che ’l fe’, perché pensava Giá nell’error che m’avete soluto», — qui poco di sopra. «E giá il maestro mio mi richiamava; perch’io pregai lo spirito», di messer Farinata, «piú avaccio», piú tosto, «Che mi dicesse chi con lui stava», in quell’arca. «Dissemi: — Qui con piú di mille giaccio», quasi voglia dire con infiniti. «Qua dentro», in quest’arca, «è il secondo Federico».

Questo Federigo fu figliuolo d’Arrigo sesto imperadore e nepote di Federigo Barbarossa. Il quale Arrigo per introdotto d’alcuni suoi amici, essendo senza donna, prese con dispensazion della Chiesa per moglie Gostanza, figliuola che fu del buon re Guglielmo di Cicilia, la quale era monaca e giá d’etá di cinquantasei anni, ed ébbene in dota il reame di Cicilia, il