Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/89

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maestro; per che dice Virgilio: «Si che vostr’arte a Dio quasi è nepote», cioè figliuola della figliuola; percioché la natura è figliuola di Dio, in quanto sua creatura, e l’arte nostra è figliuola della natura, in quanto si sforza di somigliarla, come il figliuolo somiglia il padre. Ma dice «quasi», e questo dice peroché propriamente dir non si può la nostra arte essere nepote di Dio, percioché conviene che la successione sia simigliarne a’ suoi predecessori; il che della nostra arte dir non si può, in quanto ella è in molte cose difettiva, dove Iddio in tutte è perfettissimo.

E, questo detto, per esemplo dimostra cosi dovere essere, come di sopra ha detto, dicendo: «Da queste due». cioè da natura e da arte, «se tu ti rechi a mente Lo Genesi», quello libro il quale è il primo della Bibbia, «dal principio», del mondo, «conviene» al l’umana generazione, «Prender sua vita», dall’un di questi, cioè dall’arte; percioché Adam, secondo alcuni vogliono, fu lavorator di terra, e cosi Cain suo figliuolo, e Abel fu pastore, e, per doversi poter nell’opportunitá sostentare, preson queste arti; e cosi, mediante la terra e il bestiame, della fatica e dello ingegno loro traevano il frutto del quale si sostentavano; «ed avanzar la gente», prendendo questa parte della natura, la quale mediante le congiunzion de’ maschi e delle femmine, produce gli animali secondo la loro spezie; e cosi ad Adain e ad Èva convenne per la lor congiunzione avanzare, cioè protlucere e multiplicar la gente. Ma «perché l’usuriere»; chiamasi «usuriere», percioché vende l’uso della cosa la qual di sua natura non può fare alcun frutto, cioè de’danari: «altra via tiene». in quanto fa quello che detto è, cioè che i denari faccian frutto, li quali di sua natura in alcuno atto far non possono, e perciò tiene altra via che non fa la natura o l’arte; appare assai manifestamente che esso «Per sé», cioè dall’una parte, «natura» (supple) dispregia e ha a vile, «e per la», cioè dall’altra parte, «sua seguace», cioè l’arte, la quale è, come di sopra è mostrato, seguace della natura, «Dispregia», e cosi offende le cose di Domeneddio, «poiché in altro pon la spene», cioè in altra spezie d’avanzare e d’accumular danari.