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256 il corbaccio

reputati: dunque da virtú venne prima gentilezza nel mondo. Vieni ora tu tra’ suoi moderni e ancora tra’ suoi passati cercando e vederai quante di quelle cose, e in quanti, tu ne troverai, che facciamo gli uomini gentili. L’avere avuto forze che in loro vennono da principio da fecunda prole, che è naturale dono e non virtú, e con quelle avere rubato e usurpato e occupato quello de’ loro vicini meno possenti, che è vizio spiacevole a Dio e al mondo, li fece giá ricchi; e, dalle ricchezze insuperbiti, ardirono di fare quello che giá soleano i nobili di fare: cioè di prendere cavalleria; nel quale atto ad un’ora se medesimi e i vai e gli altri militari ornamenti vituperarono. Qual gloriosa cosa, qual degna di fama, quale autorevole udistú mai dire, che per la repubblica, oppure per la privata, alcuno di loro adoperasse giá mai? Certo non niuna; fu adunque il principio della gentilezza di costoro forza e rapina e superbia, assai buone radici di cosí laudevole pianta. Di quegli che ora vivono è la vita tale che Tesser morto è molto meglio. Ma pure, se stato ve ne fosse alcuno valoroso, che fa quello a costei? Cosi bene te ne puoi gloriar tu, come ella e qualunque altro si fosse. La gentilezza non si può lasciare per ereditá, se non come la virtú, le scienzie, la santitá e cosí fatte cose; ciascun conviene che la si procacci e acquistila, chi avere la vuole.

«Ma, che che stato si sia negli altri, dirizza un poco gli occhi in colei, di cui parliamo, che cosí gentil cosa ti pare; o chi ella sia al presente o nel pretèrito stata sia riguarda. S’io non errai, vivendo seco, e se bene quello, che di lei poco innanzi ragionai, raccogliesti, ella ha tanto di vizio in sé che ella ne brutterebbe la corona imperiale. Che gentilezza ti può dunque da lei essere gittata al volto o rimproverata non gentilezza? In veritá, se non che parrebbe che io lusingare ti volessi, assai leggermente e con ragioni vere ti mosterrei te molto essere piú gentile che ella non è, quantunque degli scudi de’ tuoi passati non si veggano per le chiese appiccati. Ma cosí ti vo’ dire che, se punto di gentilezza nello animo hai, o quella avessi, che giá ebbe il legnaggio del re