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262 il corbaccio

— Andianne pur tosto, per Dio, e questa cautela sicuramente al mio avvedimento commetti; che per certo, se cento milia prieghi mi si facessono incontro in luogo delle beffe giá ricevute, non mi potrebbono piú nelle catene rimettere, delle quali la misericordia di colei, alla qual sempre mi conobbi obbligato (e ora piú che mai), e la tua buona dottrina e liberalitá appresso, mi traggono. —

Mossesi adunque lo spirito; e, per lo luminoso sentiero andando, verso le montagne altissime dirizzò i passi suoi. Su per una delle quali si alta, che parea che il cielo toccasse, messosi, me non senza grandissima fatica, sempre cose piacevoli ragionando, si trasse dietro; sopra le sommitá delle quali poiché pervenuti fummo, quivi il cielo aperto e luminoso vedere mi parve e sentire l’aere dolce e soave e lieto e vedere le piante verdi e’ fiori per le campagne; le quali cose tutto il petto della passata noia afflitto riconfortaro e ritornarono nella prima allegrezza. Laonde, si come allo spirito piacque, io mi volsi indietro a riguardare il luogo donde tratto mi avea; e parvemi non valle, ma una cosa profonda infino in inferno, oscura e piena di noie con dolorosi rammarichii. E, avendomi detto me essere libero e potere di me fare a mio senno, tanta fu la letizia, ch’io senti’, che, vogliendomeli a’ piedi gittare e grazie rendergli di tanto e tale beneficio, esso e ’l mio sonno ad una ora si partirò.

Risvegliato adunque e tutto di sudore bagnato trovandomi, non altramenti che sieno gli uomini faticati o che se col vero corpo la montagna salita avessi, che nel sogno mi parve salire, maravigliatomi forte, sopra le vedute cose cominciai a pensare; e, mentre meco ad una ad una ripetendo l’andava ed esaminando se possibile fosse cosí essere vero, come mi pareva avere udito, assai ne credetti verissime; come che poi quelle, che per me allora conoscere non potei, da altrui poi informatomene, essere non meno vere che l’altre trovai. Per la qual cosa, non altramenti che spirato da Dio, a dovere con effetto della misera valle uscire mi dispuosi. E, veggendo giá il sole essere levato sopra la terra, levatomi, agli amici, co’