Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/157

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xii. - a francesco nelli 151

monco d’un piè: credo che questo nondimeno fusse fatto avvedutamente, acciò che, accordantesi il riposo di coloro che sedevano con la letizia delle vivande, agevolmente non si risolvessono in sonno. E, posto che nel focolare nullo fuoco avesse, intorno il fummo della cucina e messo della vivanda occupava ogni cosa. Queste cosí fatte cose reali e cotali tavole crederò, se tu vorrai, Cleopatra egizia avere usate con Antonio suo. Dopo queste cose, a brigata venieno di quinci e di quindi baroni: dico ghiottoni e manicatori, lusinghieri, mulattieri e ragazzi, cuochi e guatteri, ed usando altro vocabolo, cani della corte e topi dimestichi, ottimi roditori di rilievi. Ora di qua ed ora di lá discorrendo, con discordevole mugliare di buoi riempievano tutta la casa: e, quello che m’era gravissimo al vedere ed all’odorato, mentre che le mezzine ed i vasi da vino spesse volte di quindi e di quinci rompessono, il rotto suolo immollando, e la polvere ed il vino co’ piedi in fango convertissono, di fetido odore riempievano l’aria del luogo. Ohimè! quante volte non in fastidio solamente, ma in vomito fu provocato lo stomaco! Dopo questo, il prefetto della reale casa, sucido disorrevole e non in abito discordante dalla casa, pochi e piccolini lumi portando in mano, gli occhi lagrimanti per lo fummo, con roca voce e con la verga dá il segno della battaglia e comanda che vadano a tavola quelli che debbano cenare. Di quinci io con pochi entrava alla prima tavola, come piú onorato nella sentina, ma nel conspetto mio sozza ed incomposita turba ruinava: sanza comandamento aspettare, dove la fortuna gli concedeva, ciascuno alla mangiatoia s’acconciava, desideroso del cibo; ed a mio dispetto spessissime volte verso costoro io voltava gli occhi, i quali quasi tutti vedeva con gli anari del naso umidi, con le gote livide, con gli occhi piangenti, in gravissima tossa essere commossi, e dinanzi a sé ed a me marcidi e rappresi umori sputare. E non è maraviglia: mezzi vestiti quasi tutti di sottilissimi e manicati pannicelli, presso al ginocchio nudi, e disorrevoli e tremanti, scostumati, affamati, a guisa di fiere trangugiavano le vivande poste loro innanzi. Che dirò de’ vasi boglienti per li cibi? Simili a quelli del grande Antioco re d’Asia e di Siria forse li penserebbe uno altro, tirato da falsa fama: io non te posso ingannare, che ogni cosa avevi apparecchiato. Egli erano di terra: la qual cosa io non danno, però che questi cosí fatti per l’addietro avevano in uso Curio e Fabrizio, uomini venerabili; ma egli erano sozzi, e, sí come spesse volte io pensai,