Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/168

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162 epistolarum quae supersunt

cose che dette gli sono; e benché alcuna volta risponda, con vane promesse ed avvolgimento di parole e con indugiare schernisce i miseri. A che dico io molte cose? Non altrimenti tratta ciascuno, che se dal cielo a lui solo sia superinfuso lo spirito, agli altri da’ bruti animali. Misero me! ché io non posso rifrenare la penna che ella non mi tiri colá dove io non vorrei essere andato. Ha costui cosí posta giú la memoria dei suo primo stato, che esso non si ricordi quando mercatante venne a Napoli, d’un fante solamente contento? E non fu questo ad Alba, fondando Ascanio o vero Silvio; ancora non è conceduto il trigesimo anno: vivono molti che se ne ricordano, ed io sono uno di quelli. Donde è questa superbia cosí grande, donde è questa schifiltá intollerabile da ogni uomo? Giá non è a lui la schiatta del gran Giove, non le ricchezze di Dario, non le forze di Ercole o la prudenzia di Salamone. Certamente egli è grande non meno per la sventura de’ suoi maggiori che per suo merito; pel mancamento de’ buoni uomini spesse volte sono esaltati i cattivi. Ma concedasi che per sua virtú sia venuto colá dove la fortuna l’ha levato, ed aggiugnamogli la preeminenzia, se tu vuoi, di ciascuno grandissimo re: debbansi cosí fastidiosamente scalcheggiare i minori? Il giuoco della fortuna è volubile. Ella è usata di gittare in terra quelli che ella aveva levati in alto, né in un medesimo stato sotto il sole lascia alcuna cosa. Non si ricorda questo tuo Mecenate avere letto, Xerse re di Persia avere coperta la terra di soldati ed il mare di navi per fare guerra agli achei, da’ quali rotto lui, e tagliati e cacciati gli eserciti e per pestilenzia consumati ed il naviglio distrutto, in una nave di pescatori presso al mare Ellesponto umilmente pregare i marinari che lo trasportassono di Europa in Asia? e passato solo, avendo alquanto seduto nel lito d’Asia..... Non si ricorda d’avere letto, Pulicrate di Samo, che volendo non si poteva fare adirata la fortuna, per subita mutazione delle cose, nel collo del monte Mindalense da Oronte, prefetto del re Dario, essere in croce confitto ed in essa putrire? Non si ricorda d’avere letto, Prusia per addietro re di Bitinia, posta giú la maestá reale, ne’ covaccioli delle fiere umile e pauroso con un solo servo nascondersi? Ma a che conduco io in mezzo gli antichi esempli, con ciò sia cosa che egli abbia innanzi agli occhi, de’ freschi quasi innumerabili, degli uomini grandissimi il cadere? Il che se questo savissimo pensasse, appena credo che, non che i piú chiari di sé cosí in pruova schernisse, ma i minori non terrebbe da poco, anzi porrebbe modo alle