Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/358

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biennio (1371-’73), fu da me adattata su quella che il Bocc. usò nella redazione definitiva del Bucc. carmen e che seguí costantemente nell’ultimo periodo della sua vita; essa presenta considerevoli discrepanze dalle consuetudini dello scrittore di S, cosí che i ritocchi non poterono essere pochi1.

Talune indagini del Guerri sfiorarono ultimamente d’un sospetto di falso due di queste epistole (XX e XXI): nessuna ragione fu addotta, ché ciò non era possibile, anzi nella sua probitá lo studioso si dichiarò dolente di non poter cambiare l’impressione in giudizio per non aver fatto «studi particolari sull’epistolario»2. Quanto al tempo della composizione di ciascuna, numerosi tentativi in vario senso non mi hanno permesso di spostarmi dalle conchiusioni ch’ebbi giá a riassumere confrontando insieme i sistemi cronologici proposti dal Torraca e dall’Hauvette e costruiti sopra rilievi ed argomentazioni di volta in volta saldi ed illusori3.

XXII. — Ancora inedito e sin qui sconosciuto ai boccaccisti, questo mozzicone è stato da me rinvenuto nel ms. della Natio-



  1. In generale si osserva che le abitudini ortografiche di S hanno una tal quale propensione verso forme arcaiche, che il Bocc. aveva certamente superato. A parte varie grafie rozze ed incongrue che non meritano discussione, le altre si ripartiscono nelle solite serie: 1) mutamento di i in y; 2) uso dell’h, ora da eliminare, ora da inserire; 3) uso dell’x (prossimo 20511, contestum 18819 ed estat 20231); 4) incontri di consonanti (la tendenza generale di S è di semplificare); 5) raddoppiamenti da introdurre (-erimus e -ilimus nelle desinenze del superlativo, comoda 18330, suplicibus 20718, toleret 2023) o da espellere (Appollo, Babillonem 19618, ma soprattutto opportuit 2039 con opportunus e derivati); 6) uso della grafia -ct per -tt; 7) Forme del tipo otium-ocium: meno qualche oscillazione appunto su questa voce e suoi derivati, S ha normalmente offitium, spatium, pretium, sotium 18934, artifitioso 19512, ed invece il Bocc. nell’ortografia degli ultimi anni segue la scrittura con ci; 8) grafie speciali isolate: quidquid di regola, assit 21110, sequutus 19724 e prosequutus 18927, reprensiones 2024, cotidianum 2737-21; coniungium 20827 sará un lapsus calami. Contro l’usuale nil c’è un solo nichil 20023, ridotto alla forma comune. Per la morfologia rilevo due volte hiis 20516 e 2067, accanto a parecchi his.
  2. D. Guerri, Il Commento del Bocc. a Dante, Bari, 1926, p. 19, n. 1 (e cfr. p. 200). Il solo elemento positivo del dubbio sembra rampollare dal fatto che nell’ep. XX si parla di scabbia che avrebbe infestato lo scrittore, mentre nella XXIV, «sicuramente boccaccesca di forma, di dati, di sentimenti», la malattia è descritta con caratteri diversi. Ma basta por mente alle date delle due lettere: due anni e tre mesi corsero dall’una all’altra. Altri rilievi contro queste affermazioni del Guerri furono esposti dall’Hauvette, Giorn. stor., LXXXIX, pp. 150-1.
  3. Cfr. Giorn. stor., LXV, p. 410, dove sono indicati gli opportuni rinvíi alle pagine del Torraca (Per la biogr. cit.) e dell’Hauvette (Boccace); la disposizione