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70 Giovanni Boccacci

     Quindi1 rimiro, [in] lui2 tutta sospesa,5
     In giù e ’n su, pregandol, se ’l valore
     Suo sempre cresca, che ’l vago splendore
     Mi monstri del mio ben, che m’à sì presa.
Il qual s’advien che io veggia per gratia,
     Contenta dentro mi ritraggo un poco,10
     Lodando iddio, Amore et la fortuna;
     Et mentre che d’averlo visto satia
     Esser mi credo, raccender il foco
     Sento di rivederlo et torno in una3.


XXVII.


Quando s’accese quella prima fiamma
     Dentro da me, che ’l cor mi munge et arde,
     Io solia dir talor: questa non arde
     Come suol arder ciascun’ altra fiamma;
     Anzi conforta sospigne et infiamma5
     Ad valor seguitar chiunque ella arde:
     Per ch’esser de’ contento, in cui ell’arde,
     Di più fin divenir in cotal fiamma.


    fatti quella parte accennata nel v. 1 è messa in strettissimo rapporto, per mezzo dell’avverbio quindi (v. 5), con il luogo di cui si parla nella seconda quartina, e questo non è che la finestra (cfr. anche l’espressione dentro mi ritraggo del v. 10).

  1. «Dalla finestra.» Ottimo riscontro di concetto e di forma con questo passo si trova nel seguente del cap. III della Fiammetta: ‘Io mi levai, credo, più di cento volte da sedere, e, correndo alla finestra, quasi d’altro sollecita, et in giù et in su rimirando,... diceva’.
  2. Amore.
  3. Da sottintendere: alla finestra; in una, «insieme, nel tempo stesso.»