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Rime 95

Io lievo gli occhi, et parmi tanto bella
     Veder madonna entr’a quell’aura starse,10
     Che ’l cor vien men sol nel maravigliarse.
     Et com’io veggio lei più presso farse,
     Lievomi per pigliarla et per tenella:
     E ’l vento fugge, et essa spare in quella.


LXIII.


Et Cinthio et Caucaso, Ida et Sigeo,
     Libano Sena Carmelo et Hermone,
     Athos Olympo Pindo Citherone,
     Aracinto Menalo Hysmo et Ripheo,
     Ethna Pachin Peloro et Lilibeo,5
     Vesevo Gauro Massich’ et Caulone,
     Apennin l’Alpi Balbo et Borione,
     Atlante Abila Calpe et Pyreneo1,


    nella parte più alta della casa per veder di lontano la città di Montorio, ‘talvolta avveniva che, stando ella, sentiva alcun soave e picciol venticello venir da quella parte, e ferivala per mezzo la fronte, il quale ella con aperte braccia riceveva nel suo petto dicendo: questo venticello toccò lo mio Florio’ (Filocolo, 11).

  1. Tutti i monti qui enumerati, notissimi i più, son disposti per gruppi con un certo ordine, cominciando dagli orientali e procedendo verso occidente; di essi dà notizie lo stesso poeta nel trattatello De montibus del suo dizionario geografico. I primi otto appartengono all’Asia (il Cinthio ‘mons est insule Deli’; l’Ida è il famoso monte della Frigia; Sena è con tutta probabilità il Sinai; ‘Ermon mons Amorreorum est ultra Iordanem’); seguono altri otto che appartengono alla Grecia (‘Aracinthus veteres in qua sit regione non concordant: nam alii dicunt eum attice regionis montem, quidam eum esse thebanum, nonnulli ambracium et alii Archadum’; il Menalo ‘Arcadie mons est excelsus’; Hysmo è certo ‘Isthmos mons in quo sita Corinthus est civitas’;