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Rime 123

     E di questa tuo’ picciola giornata
     Già verso ’l vespro caminando vai;
     Buono è adunque amor lasciare omai,5
     E a pensar1 dell’ultima posata2
     Dice l’anima seco, innamorata,
     Qualor punta è da non usati guai.
Ma come l’ombra vede di colei,
     Non vo’ dir gli occhi, che nel mondo venne10
     Per dar sempre cagione a’ sospir miei3,
     Così all’alto vol si trae le penne4,
     E’ passi volge tutti a seguir lei,
     Come fe’ già quando me’ si convenne5.


LXXXI.

AD ANTONIO PUCCI6.


Due belle donne nella mente Amore
     Mi reca spesso, l’una delle quali


    passare il sommo dell’arco degli anni,» ossia il trentacinquesimo anno, come pensava anche Dante (Conv., IV, 23; Purg., XIII, 114).

  1. «Ed è buono pensare.»
  2. «Riposo.»
  3. Non è certo la Fiammetta, essendo la poesia sicuramente posteriore al 1348 (v. 1). Mi par probabile che questo sonetto sia scritto per la stessa passione amorosa a cui si riferiscono i seguenti sino all’LXXXIX.
  4. «Cessa di pensare alle cose superne.»
  5. In gioventù.
  6. Alla disputa svolta nella tenzone, cioè qual donna sia meglio amare, una vedova o una vergine, si offrono numerosi riscontri nelle letterature medievali, tra cui uno a dirittura boccaccesco (Filocolo, III). Potrebbe dunque trattarsi qui di argomento