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La caccia di Diana 29

A cui Covella d’Anna1 s’acompagna
     E Mitola Caracciola2 e Berita
     Galiota e Zizzola d’Alagna3:
Covella d’Arco4 anchor v’era, fornita25
     Di buono uccel ciascuna, e se n’andaro
     All’altre che nel luogo avean partita.
Marella5 e l’altre ardite incominciaro
     La caccia forte dietro ad un castoro,
     Che nel vallon, dove giro, trovaro.30
Ma Vannella Bolcana fra costoro
     Più presta fu con buon can seguitando,
     Per ch’ella ’l prese prima di coloro.
E mentre che l’andavan sì cercando,


    Crusca per l’anno accademico 1903-1904, p. 23 e sgg.). Perciò, tutto ben considerato, e facendo le più ampie riserve sulla reale esistenza della donna di cui parla il Decameron, rinunzio alla perigliosa identificazione.

  1. Invece di d’Anna (sulla qual famiglia si veda, qui addietro, la nota 5 alla p. 6), le stampe leggono rispettivamente Dona e Donna!
  2. Mitola, ossia Margherita, sarà molto probabilmente la figlia di Filippo Caracciolo detto Bullone, già morto nel 1327. In quest’anno ell’era minorenne; se però fosse certo ch’ella morì prima dei 1334, com’è stato detto in forma dubitativa (Fabris, tav. XXIII), allora converrebbe più tosto identificare la donna in questione con una sua consanguinea Timola (lo stesso che Mitola?), figlia di Giovanni Caracciolo e moglie di Giacomo Acciapaccia signor di Cerchiara (Fabris, tav. XL).
  3. Sarà facilmente quella Costanza figlia di Baldovino d’Alagni, detto Baldetto, signore di Sicignano, San Nicandro e San Gregorio. È nominata in un Registro angioino del 1327 e sposò Niccolò della Marra signore di Stigliano (Della Marra, op. cit., pp. 21-22).
  4. Per la famiglia d’Arco cfr. qui, p. 26, nota 2.
  5. Sarà, qui, da intendere la Caracciolo.