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Pagina:Boccaccio - De claris mulieribus.djvu/323

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capitolo lxxii. 319

chio non potè temperare sè medesimo dalla dannata concupiscenza, anzi si piegò allo suo adulterio, e allo amore d’una sua serva: la qual cosa non potendo ingannare lo pensiero dell’onesto amore, non potè stare occulto a Terzia, anzi in processo di tempo seppe ogni cosa. Ma chi dubiterà che ella lo sopportò molestamente? Perchè molti affermano che niuna cosa si può fare alle donne maritate, oltre alla vergogna, più grave nè più ingiuriosa, che concedere dallo marito a un’altra femmina la ragione dello letto, lo quale dicono essere suo. E io certamente di lieve lo concederò, perchè o che avvegna per la debilità di sua natura, o che lo faccia la non buona opinione di sè, la donna è sospettosissimo animale; perchè incontanente pensa se il marito s’inchina ad un’altra che adoperi danno all’amore debito a lei. Ma quantunque paresse faticosa cosa, quella gloriosa donna lo comportò con costante animo, e tenne nascosto lo peccato di suo marito con tanto silenzio, che non che lo sapesse altro, ma lo marito medesimo non se ne accorse, che ella sapesse quello che faceva. E pensava l’onesta donna, che, procedendo troppo innanzi, fusse saputo