Pagina:Boccaccio - Decameron I.djvu/374

Da Wikisource.
370 giornata quinta

alcuna cosa addosso s’addormentarono, avendo la Caterina col destro braccio abbracciato sotto il collo Ricciardo e con la sinistra mano presolo per quella cosa che voi tra gli uomini piú vi vergognate di nominare. Ed in cotal guisa dormendo senza svegliarsi, sopravvenne il giorno, e messer Lizio si levò: e ricordandosi la figliuola dormire sopra il verone, chetamente l’uscio aprendo, disse: — Lasciami vedere come l’usignuolo ha fatto questa notte dormire la Caterina. — Ed andato oltre pianamente, levò alto la sargia della quale il letto era fasciato, e Ricciardo e lei vide ignudi e scoperti dormire abbracciati nella guisa di sopra mostrata; ed avendo ben conosciuto Ricciardo, di quindi s’uscí, ed andonne alla camera della sua donna e chiamolla, dicendo: — Sú tosto, donna, lievati e vieni a vedere che tua figliuola è stata sí vaga dell’usignuolo, che ella l’ha preso e tienlosi in mano. — Disse la donna: — Come può questo essere? — Disse messer Lizio: — Tu il vedrai se tu vien’ tosto. — La donna, affrettatasi di vestire, chetamente seguitò messer Lizio, e giunti ammenduni al letto e levata la sargia, potè manifestamente vedere madonna Giacomina come la figliuola avesse preso e tenesse l’usignuolo il quale ella tanto disiderava d’udir cantare. Di che la donna, tenendosi forte di Ricciardo ingannata, volle gridare e dirgli villania, ma messer Lizio le disse: — Donna, guarda che, per quanto tu hai caro il mio amore, tu non facci motto, ché in veritá, poscia che ella l’ha preso, egli si sará suo. Ricciardo è gentile uomo e ricco giovane; noi non possiamo aver di lui altro che buon parentado: se egli si vorrá a buon concio da me partire, egli converrá che primieramente la sposi, sí che egli si troverá aver messo l’usignuolo nella gabbia sua e non nell’altrui. — Di che la donna racconsolata, veggendo il marito non esser turbato di questo fatto, e considerando che la figliuola aveva avuta la buona notte ed erasi ben riposata ed aveva l’usignuol preso, si tacque. Né guari dopo queste parole stettero, che Ricciardo si svegliò: e veggendo che il giorno era chiaro, si tenne morto, e chiamò la Caterina, dicendo: — Oimè! anima mia, come faremo, che il giorno è venuto ed hammi qui colto? — Alle quali parole messer