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Pagina:Boccaccio - Decameron I.djvu/54

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50 giornata prima

per certissimo. Ed uscito di lá dove era, chetamente n’andò ad un pertugio per lo quale ciò che l’abate fece o disse, ed udí e vide. Parendo all’abate essere assai con la giovanetta dimorato, serratala nella cella, alla sua camera se ne tornò, e dopo alquanto, sentendo il monaco e credendo lui esser tornato dal bosco, avvisò di riprenderlo forte e di farlo incarcerare, acciò che esso solo possedesse la guadagnata preda: e fattolsi chiamare, gravissimamente e con mal viso il riprese, e comandò che fosse in carcere messo. Il monaco prontissimamente rispose: — Messere, io non sono ancora tanto all’ordine di san Benedetto stato, che io possa avere ogni particularitá di quello apparata; e voi ancora non m’avevate mostrato che i monaci si debban far dalle femine priemere come da’ digiuni e dalle vigilie: ma ora che mostrato me l’avete, vi prometto, se questa mi perdonate, di mai piú in ciò non peccare, anzi farò sempre come io a voi ho veduto fare. — L’abate, che accorto uomo era, prestamente conobbe, costui non solamente aver piú di lui saputo, ma veduto ciò che esso aveva fatto; per che, dalla sua colpa stessa rimorso, si vergognò di fare al monaco quello che egli, sí come lui, aveva meritato: e perdonatogli ed impostogli di ciò che veduto aveva silenzio, onestamente misero la giovanetta di fuori, e poi piú volte si dée credere la vi facesser tornare.

[V]

La marchesana di Monferrato con un convito di galline e con alquante leggiadre parolette reprime il folle amore del re di Francia.


La novella da Dioneo raccontata prima con un poco di vergogna punse i cuori delle donne ascoltanti e con onesto rossore nel loro viso apparito ne diede segno: e poi quella, l’una l’altra guardando, appena del rider potendosi astenere, sogghignando ascoltarono. Ma venuta di questa la fine, poi che lui con alquante dolci parolette ebber morso, volendo mostrare che simili novelle non fossero tra donne da raccontare, la reina, verso la Fiammetta che appresso di lui sopra l’erba