Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/10

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4 giornata sesta

chiamato. Al quale la reina comandò che incontanente quivi facesse venire la Licisca e Tindaro; li quali venuti, domandò la reina qual fosse la cagione del loro romore. Alla quale volendo Tindaro rispondere, la Licisca, che attempatetta era ed anzi superba che no, ed in sul gridar riscaldata, voltatasi verso lui con un mal viso, disse: — Vedi bestia d’uom che ardisce, lá dove io sia, a parlare prima di me! Lascia dir me. — Ed alla reina rivolta, disse: — Madonna, costui mi vuol far conoscere la moglie di Sicofante, e né piú né meno come se io con lei usata non fossi, mi vuol dare a vedere che, la notte prima che Sicofante giacque con lei, messer Mazza entrasse in Montenero per forza e con ispargimento di sangue: ed io dico che non è vero, anzi v’entrò paceficamente e con gran piacer di quei d’entro. Ed è ben sí bestia costui, che egli si crede troppo bene che le giovani sieno sí sciocche, che elle stieno a perdere il tempo loro stando alla bada del padre e de’ fratelli, che delle sette volte le sei soprastanno tre o quattro anni piú che non debbono a maritarle. Frate, bene starebbono se elle s’indugiasser tanto! Alla fé di Cristo, ché debbo sapere quello che io mi dico quando io giuro, io non ho vicina che pulcella ne sia andata a marito: ed anche delle maritate, so io ben quante e quali beffe elle fanno a’ mariti; e questo pecorone mi vuol far conoscer le femine, come se io fossi nata ieri! — Mentre la Licisca parlava, facevan le donne sí gran risa, che tutti i denti si sarebbero loro potuti trarre; e la reina l’aveva ben sei volte imposto silenzio, ma niente valea: ella non ristette mai infino a tanto che ella ebbe detto ciò che ella volle. Ma poi che fatto ebbe alle parole fine, la reina, ridendo, vòlta a Dioneo, disse: — Dioneo, questa è quistion da te, e per ciò farai, quando finite fieno le nostre novelle, che tu sopra essa déi sentenza finale. — Alla qual Dioneo prestamente rispose: — Madonna, la sentenza è data senza udirne altro: e dico che la Licisca ha ragione, e credo che cosí sia come ella dice, e Tindaro è una bestia. — La qual cosa la Licisca udendo, cominciò a ridere, ed a Tindaro rivolta, disse: — Ben lo diceva io; vatti con Dio: credi tu saper piú di me tu, che non hai ancora rasciutti gli occhi?