Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/12

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6 giornata sesta

luogo ad uno altro andando per via di diporto insieme con donne e con cavalieri, li quali a casa sua il dí avuti aveva a desinare, ed essendo forse la via lunghetta di lá onde si partivano a colá dove tutti a piè d’andare intendevano, disse un de’ cavalieri della brigata: — Madonna Oretta, quando voi vogliate, io vi porterò gran parte della via che ad andare abbiamo, a cavallo con una delle belle novelle del mondo. — Al quale la donna rispose: — Messere, anzi ve ne priego io molto, e sarammi carissimo. — Messer lo cavaliere, al quale forse non istava meglio la spada allato che il novellar nella lingua, udito questo, cominciò una sua novella, la quale nel vero da sé era bellissima, ma egli or tre e quattro e sei volte replicando una medesima parola, ed ora indietro tornando, e talvolta dicendo: «Io non dissi bene», e spesso ne’ nomi errando, un per uno altro ponendone, fieramente la guastava: senza che, egli pessimamente, secondo le qualitá delle persone e gli atti che accadevano, proffereva. Di che a madonna Oretta, udendolo, spesse volte veniva un sudore ed uno sfinimento di cuore come se, inferma, fosse stata per terminare; la qual cosa poi che piú sofferir non potè, conoscendo che il cavaliere era entrato nel pecoreccio né era per riuscirne, piacevolemente disse: — Messer, questo vostro cavallo ha troppo duro trotto, per che io vi priego che vi piaccia di pormi a piè. — Il cavaliere, il quale per avventura era molto migliore intenditor che novellatore, inteso il motto, e quello in festa ed in gabbo preso, mise mano in altre novelle, e quella che cominciata aveva e mal seguita, senza finita lasciò stare.

[II]

Cisti fornaio con una sola parola fa ravveder messer Geri Spina d’una sua trascutata domanda.


Molto fu da ciascuna delle donne e degli uomini il parlar di madonna Oretta lodato, il qual comandò la reina a Pampinea che seguitasse; per che ella cosí cominciò: