Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/153

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novella settima 147

agevolarti, ma per esser piú tosto lieto. E dove tutti mancati mi fossero, non mi fuggiva la penna, con la quale tante e sí fatte cose di te scritte avrei ed in sí fatta maniera, che, avendole tu risapute, che l’avresti, avresti il dí mille volte disiderato di mai non esser nata. Le forze della penna son troppo maggiori che coloro non estimano che quelle con conoscimento provate non hanno. Io giuro a Dio, e se egli di questa vendetta che io di te prendo mi faccia allegro infino alla fine come nel cominciamento m’ha fatto, che io avrei di te scritte cose, che, non che dell’altre persone ma di te stessa vergognandoti, per non poterti vedere, t’avresti cavati gli occhi: e per ciò non rimproverare al mare d’averlo fatto crescere il piccolo ruscelletto. Del tuo amore o che tu sii mia, non ho io, come giá dissi, alcuna cura: siiti pur di colui di cui stata se’, se tu puoi, il quale come io giá odiai, cosí al presente amo, riguardando a ciò che egli ha ora verso te operato. Voi v’andate innamorando e disiderate l’amor de’ giovani, per ciò che alquanto con le carni piú vive e con le barbe piú nere gli vedete, e sopra sé andare e carolare e giostrare; le quali cose tutte ebber coloro che piú alquanto attempati sono, e quel sanno che coloro hanno ad imparare. Ed oltre a ciò, gli stimate miglior cavalieri, e far di piú miglia le lor giornate che gli uomini piú maturi. Certo io confesso che essi con maggior forza scuotano i pilliccioni: ma gli attempati, sí come esperti, sanno meglio i luoghi dove stanno le pulci, e di gran lunga è da elegger piú tosto il poco e saporito che il molto ed insipido; ed il trottar forte rompe e stanca altrui quantunque sia giovane, dove il soavemente andare, ancora che alquanto piú tardi altrui meni all’albergo, egli il vi conduce almen riposato. Voi non v’accorgete, animali senza intelletto, quanto di male sotto quella poca di bella apparenza stea nascoso. Non sono i giovani d’una contenti, ma quante ne veggiono tante ne disiderano, di tante par loro esser degni; per che esser non può stabile il loro amore, e tu ora ne puoi per pruova esser verissima testimonia. E par loro esser degni d’esser reveriti e careggiati dalle lor donne, né altra gloria hanno maggiore che il vantarsi di quelle che