Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/230

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224 giornata nona

delle cose, assai leggermente si conoscerá, tutta l’universal moltitudine delle femine dalla natura e da’ costumi e dalle leggi essere agli uomini sottomessa, e secondo la discrezione di quegli convenirsi reggere e governare: e però ciascuna che quiete, consolazione e riposo vuole con quegli uomini avere a’ quali s’appartiene, dée essere umile, paziente ed obediente, oltre all’essere onesta, il che è sommo e spezial tesoro di ciascuna savia. E quando a questo le leggi, le quali il ben comune riguardano in tutte le cose, non ci ammaestrassono, e l’usanza, o costume che vogliamo dire, le cui forze son grandissime e reverende, la natura assai apertamente cel mostra, la quale ci ha fatte ne’ corpi dilicate e morbide, negli animi timide e paurose, nelle menti benigne e pietose, ed hacci date le corporali forze leggère, le voci piacevoli ed i movimenti de’ membri soavi: cose tutte testificanti, noi avere dell’altrui governo bisogno. E chi ha bisogno d’essere aiutato e governato, ogni ragion vuol, lui dovere essere obediente e suggetto e reverente al governator suo: e cui abbiam noi governatori ed aiutatori se non gli uomini? Adunque agli uomini dobbiamo, sommamente onorandogli, soggiacere; e qual da questo si parte, estimo che degnissima sia non solamente di riprension grave, ma d’aspro gastigamento. Ed a cosí fatta considerazione, come che altra volta avuta l’abbia, pur poco fa mi ricondusse ciò che Pampinea della ritrosa moglie di Talano raccontò; alla quale Iddio quel gastigamento mandò che il marito dare non aveva saputo: e per ciò nel mio giudicio cape, tutte quelle esser degne, come giá dissi, di rigido ed aspro gastigamento, che dall’esser piacevoli, benivole e pieghevoli, come la natura, l’usanza e le leggi voglion, si partono. Per che m’aggrada di raccontarvi un consiglio renduto da Salamone, sí come utile medicina a guerire quelle che cosí son fatte da cotal male; il quale niuna che di tal medicina degna non sia, reputi ciò esser detto per lei, come che gli uomini un cotal proverbio usino: «Buon cavallo e mal cavallo vuole sprone, e buona femina e mala femina vuol bastone». Le quali parole chi volesse sollazzevolemente interpetrare, di leggeri si concederebbe da tutte cosí esser vero: ma pur volendole moralmente