Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/287

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novella ottava 281

amore della cosa amata disidera. — Come che Tito di consentire a questo, che Sofronia sua moglie divenisse, si vergognasse, e per questo duro stesse ancora, tirandolo da una parte amore e d’altra i conforti di Gisippo sospignendolo, disse: — Ecco, Gisippo, io non so quale io mi dica che io faccia piú, o il mio piacere o il tuo, faccendo quello che tu pregando mi di’ che tanto ti piace; e poi che la tua liberalitá è tanta, che vince la mia debita vergogna, ed io il farò. Ma di questo ti rendi certo, che io nol fo come uomo che non conosca, me da te ricever non solamente la donna amata, ma con quella la vita mia. Facciano gl’iddii, se esser può, che con onore e con ben di te io ti possa ancora mostrare quanto a grado mi sia ciò che tu verso me, piú pietoso di me che io medesimo, adoperi. — Appresso queste parole, disse Gisippo: — Tito, in questa cosa, a volere che effetto abbia, mi par da tener questa via. Come tu sai, dopo lungo trattato de’ miei parenti e di que’ di Sofronia, essa è divenuta mia sposa: e per ciò, se io andassi ora a dire che io per moglie non la volessi, grandissimo scandalo ne nascerebbe, e turberei i suoi ed i miei parenti; di che niente mi curerei se io per questo vedessi lei dover divenir tua: ma io temo, se io a questo partito la lasciassi, che i parenti suoi non la dieno prestamente ad uno altro, il qual forse non sarai desso tu, e cosí tu avrai perduto quello che io non avrò acquistato. E per ciò mi pare, dove tu sii contento, che io con quello che cominciato ho séguiti avanti, e sí come mia la mi meni a casa e faccia le nozze: e tu poi occultamente, sí come noi saprem fare, con lei sí come con tua moglie ti giacerai; poi a luogo ed a tempo manifesteremo il fatto, il quale se lor piacerá, bene stará: se non piacerá, sará pur fatto, e non potendo indietro tornare, converrá per forza che sien contenti. — Piacque a Tito il consiglio; per la qual cosa Gisippo come sua nella sua casa la ricevette, essendo giá Tito guerito e ben disposto: e fatta la festa grande, come fu la notte venuta, lasciâr le donne la nuova sposa nel letto del suo marito ed andâr via. Era la camera di Tito a quella di Gisippo congiunta, e dell’una si poteva nell’altra andare; per che, essendo Gisippo nella sua camera ed ogni lume